Canta per l’amata stona per il giudice

Diceva che senza di lei non ce l’avrebbe più fatta a continuare, che la vita non avrebbe avuto senso e non sarebbe stata più la stessa. Alla fine, davanti all’espressione impenetrabile della moglie (da cui viveva da qualche tempo separato) Josè Rompero, trentenne di Santo Domingo immigrato alla Spezia, s’è deciso a cantargliela. Letteralmente: ha preso in mano un pentolino bucato, l’ha percosso al ritmo di merengue - diceva lui - e ha intonato il canto triste e anche un po’ menagramo della pampa sconfinata. Ogni tanto, però, accidenti, interrotto dal singhiozzo. E sì, perché il buon Josè Rompero aveva cercato di consolarsi cercando rifugio abbondante nella bottiglia. Logico che la donna non abbia gradito. Non hanno gradito neanche i carabinieri che, nel frattempo, sono accorsi sul posto e hanno trovato il menestrello intento a esibirsi a squarciagola.

Immediata la contestazione del disturbo della quiete pubblica, e altrettanto pronta la reazione di Josè che ha preso a calci l’auto della pattuglia e a schiaffi in faccia i due militari. Allora gliel’ha cantata il giudice. Che l’ha processato per direttissima.

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