Cronache

«Cantante e attore, così sperimento»

Domani sera al Teatro Della Tosse, Pacifico racconterà il suo nuovo album «Dentro ogni casa».
Un concerto in cui il cantautore metterà in scena un vero e proprio spettacolo rendendo vive le proprie canzoni attraverso giochi di immagini e di parole.
Per la scaletta sceglierà sia brani tratti dall'ultimo album (tra cui il nuovo singolo «Dove comincia tutto», attualmente in rotazione radiofonica) sia vecchi successi del passato.
Con Pacifico suoneranno dal vivo Alberto Fabris, elettronica e contrabbasso, Gianluca Mancini al pianoforte, e Antonio Leofreddi alla viola.
Perché hai scelto di portare la tua tournée in giro per i teatri?
«Non l'ho scelto io, è il teatro che è il posto naturale dove poter raccontare il mio ultimo lavoro».
Raccontaci del tuo ultimo cd.
«Desideravo avvicinarmi con le canzoni alle persone il più possibile, e avrei voluto seguirle con un taccuino per annotare storie e emozioni. In maniera più pratica e discreta le ho cercate con lo sguardo e poi ho tentato di immaginare come vivessero o cosa provassero. In auto per le strade di Milano mi guardavo in giro senza troppa curiosità. Così, per sfuggire a queste sponde strette e vicine e alla tentazione costante di tenere la fronte bassa cerco una breve via di fuga alzando lo sguardo e involontariamente mi sono trovato a cogliere piccoli istanti nella vita di altre persone...».
Tipo?
«Un signore anziano in canottiera bianca e pantaloncini celesti, ciabatte con fasce incrociate marroni sul dorso del piede e calze bianche, seduto su una sedia da pic nic d'alluminio a fumare una sigaretta, sbracciato a godersi la tregua di un tardo pomeriggio estivo ...un salotto illuminato con lampade a terra, librerie alte zeppe di libri, maschere africane, un tappeto appeso alla parete, una coppia che litiga furiosamente, i due ragazzi alla fine estenuati che dormono in due stanze diverse...luci accese fino a tardi, gli insonni, i sognatori, i disperati che non vedono via d'uscita, gli abbandonati. O i figli adolescenti che esplorano la notte e cercano di allungarsi con i desideri e le speranze nel futuro. O ancora gli studenti dell'ultim'ora, tutto il programma dell'esame in poche notti fino all'alba. Potrei definire i miei ultimi brani come dieci occhiate furtive, dieci finestre aperte in cui guardare.
La tua è un’analisi diretta e impietosa del mondo reale, senza perifrasi?
«Da sempre ho cercato una proprietà di linguaggio che mi portasse a una sintesi estrema dei contenuto. Amo le parole. Una parola da sola è in grado di definire e di descrivere, un'intera categoria di emozioni».
Da cantante ad attore il passo è breve...
«Attore è un parolone, comunque sia, il passaggio sta avvenendo, in questo periodo della mia vita, in modo naturale.

Mi sono ritrovato a "fare l'attore" per raccontare il mio album, questo è stato il primo passaggio che mi ha portato in quella direzione, ora mi aspetto un futuro fatto di sperimentazioni, l'unica è stare a vedere fino a che punto e dove mi porteranno le parole».

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