Canti, balli e invettive: è partita l’«Apocalypse»

«Non ci si crede: sono su Raiuno». Per due ore e mezzo il telepredicatore in scena aiutato da Fabio De Luigi ed Esther Ortega

Canti, balli e invettive: è partita l’«Apocalypse»

da Roma

«Non ci si crede! Funari su Raiuno, in prima serata, al sabato sera? Nella vita può accadere di tutto!». Proprio così. Perfino che al sabato sera si passi dai lustrini alle Twin Towers, dai balletti in paillettes all'Apocalisse Prossima Ventura. E il primo a sbalordire dell'inusitato accostamento è proprio lui. Gessato blu «old stile», sorriso sornione sotto la barbetta profetica, le mani nodose a tormentare il bastone cui s'appoggia: Gianfranco Funari annuncia così, prima ancora della sigla di Apocalypse Show, il suo storico ritorno in Rai, dopo undici anni di esilio. Nonché la fine del mondo in diretta tv. «Incipit» torvo e inquietante: seduto in trono nella penombra, mentre una voce registrata (la sua) annuncia tonante: «E' tornata la televisione. La televisione sono io!».
Chi aveva ancora dei dubbi che questo sarebbe stato un sabato sera diverso dai soliti, è servito. «Amici e nemici carissimi - mastica lui, cupo - la nostra fine è vicina. Ma non ve ne siete accorti? Eppure tutti i giornali ne parlano: ghiacciai che si sciolgono, balene che s'incagliano a Rimini, la neve che cade in Kenia. Quando a Newton cadde la mela in testa qualcosa capì; a noi sono cascate in testa le Torri Gemelle, e ancora non abbiamo capito nulla!». Non che a lui gliene freghi qualcosa, precisa; «Tanto io so' già morto. E' per i bambini, che mi preoccupo. Come Tommy di Parma o Samuele di Cogne. Diventati entrambi angioletti si saranno incontrati in Paradiso, e si saranno detti: "Ma non era meglio che non nascevamo?". Beh - conclude, gelido - adesso è finita. Sabato 26 maggio, all'una e trenta in punto, sarà la fine. E se non lo sapevate, ora invece si, perchè ve l'ha detto la televisione». Dal fondo un colossale orologio comincia a battere il menagramo «count down». «Mentre nel frattempo noi che famo? - si chiede lui, luciferino - Famo quello che ce pare!». Sigla.
Apocalypse Show fa onore al proprio titolo. L'inquietudine del tema prescelto dovrebbe far riflettere e ridere assieme, mentre invece risulta solo angoscioso. Il comico Fabio De Luigi, e la soubrette Esther Ortega tentano di scherzarci su («Tu cosa salveresti dalla fine del mondo?» «La piadina»); Chubby Cheker prova ad alleggerire cantando Twist again; lo stesso Funari intona il Ritornello della Canzonissima di Alberto Lionello (bei tempi, quelli, quando al sabato sera si poteva ancora sorridere) ma non è che lo show si dimostri proprio divagante. Ad un certo punto ci mette del suo anche Panapasi Nelesone, «portavoce del governo delle isole Tuvalu (Nuova Guinea) - spiega Funari - che stanno per essere inghiottite dall'oceano a causa dell'erosione, costringendo undicimila persone a scappare in Australia o in Nuova Zelanda», il quale fa un'appello alla comunità internazionale «perchè esorti le Nazioni Unite ad indire un vertice dei principali leader del mondo sui cambiamenti climatici». E non è che l'arrivo di Lucio Dalla, chiamato ad interpretare L'ultima luna, Cosa sarà e Caro amico ti scrivo mentre scorrono filmati di spaventosi disastri e cataclismi vari, contribuisca a rendere più lieve la cosa. «Sono molto vecchio, molto stanco, ma finchè avrò una sola idea io sarò libero - insiste Funari - E voi? Questo è un paese che non ha più idee: un paese di mediocri, un nido di aquile zoppe. Io pure sono zoppo. Ma almeno a volare ci provo sempre!». Solo nel monologo successivo (in cui, assente Cossiga, Funari intervista un altro «picconatore», ciè sè stesso) i pensieri cupi lasciano spazio a spiragli d'umanità. «Qual è la cosa che ti fa incavolare di più?», si chiede. «Il fatto di esere nato nello stesso secolo in cui c'era Maurizio Costanzo». «Ti manca tuo padre?». «I genitori non muoiono mai. La loro mancanza mi fa soffrire sempre come se li avessi persi due minuti prima». «Ti piacerebbe essere donna?».

«La differenza fra uomo e donna oggi non esiste più. Esistono solo brave persone e brutte persone. Le donne che ho incontrato in 75 anni erano al 90 per cento per bene; gli uomini al 90 per cento erano dei "sola", dei cialtroni».

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