Le hostess di terra di Spanair, gonna e gilet blu, camicia bianca, come l'incarnato, hanno tutte la stessa espressione, tra il costernato e l'afflitto. Le spalle sono rattrappite sotto le orecchie, le mani sono spalancate nel gesto internazionale di chi dice: finito, non c'è niente da fare, che ci posso fare?
Di fronte a loro, al di là del bancone, nelle foto diffuse sul web, sfila una bella fetta di umanità stralunata, all'inizio, e via via assai abbaiante: l'avvocato atteso da un cliente a Barcellona, la suora che andava a trovare certe sue consorelle a Madrid, una coppia di neo sposi in partenza per la luna di miele a Palma di Maiorca, un gruppo di studenti in gita, una squadra di basket in trasferta. Tutti a terra, senza preavviso, a freddo.
Naufragio in Spagna! Spanair, compagnia aerea spagnola piuttosto low cost chiude all'improvviso, in un tranquillo week end di gennaio, lasciando a terra 22 mila persone mica mal inferocite e piombando nel caos gli aeroporti di tutta la Spagna. Madrid, Barcellona, Siviglia, le Canarie: tutte le destinazioni indicate sui tabelloni svaporano una dopo l'altra, inizialmente senza una spiegazione.
Saltano le coincidenze; va per aria all'improvviso, in un clamoroso deja-vu, il minuzioso meccanismo delle precedenze nei decolli e negli atterraggi; e l'effetto domino, in capo a un'ora, è colossale.
Come la rabbia di chi si è trovato nel giro di un minuto con una inutile carta d'imbarco in mano (e un altrettanto inutile e non rimborsabile biglietto, si teme) e quella delle hostess della Spanair alle prese con due ordini di problemi: la furia dei clienti beffati e uno stipendio che- mentre gli aerei restano a terra - minaccia di prendere definitivamente il volo.
È il caos totale, un manicomio in cui masse umane attaccate ai telefonini berciano, urlano, implorano, maledicono, bestemmiano, sospirano, mentre i tg di mezza sera danno le ultime: il Ministero delle Infrastrutture minaccia di sanzionare la Spanair (una multa da 9 milioni di euro) per aver violato gli articoli della legge sulla sicurezza aerea che garantiscono la «continuità del servizio» e il rispetto dei diritti dei passeggeri.
Spanair non ha più un euro. Dunque chiude. Questa è la verità nuda e cruda. Ma nel mondo del business, e delle buone maniere, si dice in modo più flautato. Non «chiude», ma «ha cessato l'attività ». Non «fine dei soldi», ma «assenza di disponibilità finanziaria per i prossimi mesi». Do you remember Alitalia?
Fondata nel 1986, Spanair è l'ultima di una serie di compagnie aeree fallite, chiuse, «cessate', private di licenza di volo, inghiottite nel nulla o dalla concorrenza nel corso di una epidemia che ha toccato tutti i continenti non risparmiando anche celebri marchi come «Swissair» di cui chiunque, fino a un momento prima, avrebbe detto: un nome, una garanzia.
Il ministero delle Infrastrutture spagnolo invita la compagnia ad adempiere «ai propri obblighi nei confronti dei passeggeri», e intanto si fanno i conti, e si vede che tra dipendenti della compagnia e personale di terra son 3200 le persone che rischiano di restare senza stipendio.
Rischio alquanto concreto, visti i precedenti. Secondo i dati della Iata, l'organizzazione che rappresenta e tutela oltre 230 compagnie aeree nel mondo, solo fra il 2008 e il 2009 (sono calcoli fatti a bocce ferme, e a procedure concluse, si direbbe) ci sono stati ben 30 fallimenti. E dal 2002 i posti di lavoro persi nel settore sono stati più di 200 mila.
Spanair, si dice, chiude dopo il fallimento delle trattative per l'acquisizione del 49 per cento da parte dell’assai più solida
Qatar Airways. Ma era dal 2008, quando uno dei suoi aerei si incendiò sulla pista a Madrid, ammazzando 154 persone, che le sue sorti andavano avvitandosi in una sorta di malinconico tonneau. Ieri, il tonfo improvviso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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