Roma Rai nel frullatore: tutti sparano contro tutti. Prima di tutto Michele Santoro che, a poche ore dalla messa in onda di Annozero, picchia sui vertici dell’azienda lamentando di essere vittima di mobbing, risucchiato in una situazione kafkiana. Il presidente della Rai, Paolo Garimberti, è colpevole di averlo dimenticato. «Garimberti si è dileguato - accusa Santoro -. Viaggia su altri interessi, non si occupa di cose spicciole come l’operatività del nostro programma». Poi se la prende col direttore generale Mauro Masi e la sua circolare, emanata giorni fa, dove si dettavano le regole di una corretta informazione per i talk-show: imparzialità, contraddittorio, ruolo del pubblico. E richiesta di conoscere prima la scaletta del programma. Avviso che ovviamente Santoro intende ignorare. «Le circolari non sono legge, per questo io non seguirò quella sull’informazione preventiva del direttore generale sui contenuti e gli ospiti del programma - chiarisce il conduttore -. Non accettiamo ingerenze esterne perché la libertà d’espressione è un diritto garantito dalla nostra Costituzione». Posizione pienamente condivisa dal consigliere d’amministrazione Nino Rizzo Nervo che definisce inapplicabili le circolari di Masi. Ma perché Santoro che stasera va in onda è così infuriato? In parte anche perché i contratti di Marco Travaglio e del vignettista Vauro non sono ancora stati firmati. Entrambi comunque saranno in studio questa sera.
Forse poi Santoro non ha gradito le parole di Garimberti da Torino, dove si trovava per il Premio Italia, che aveva genericamente parlato di un inaccettabile «collateralismo strisciante» ovvero «un modo subdolo per dare un orientamento preciso all’informazione e questo avviene nei tg e nei talk-show». Alludeva a anche a Santoro? Il conduttore è convinto di no.
Il presidente Rai da parte sua aspetta di vedere Annozero prima di esprimere un giudizio e si tira indietro pure di fronte alla richiesta di un commento sulla mozione di Futuro e Libertà proprio sulla Rai e l’informazione. I finiani l’hanno presentata a Montecitorio mettendo sulla graticola in particolare il direttore del Tg1, Augusto Minzolini e il dg Masi.
Per gli uomini del presidente della Camera, Gianfranco Fini, Minzolini è colpevole di «partecipare al dibattito politico e istituzionale a sostegno di determinate posizioni o proposte legislative» attraverso i suoi «oramai famosi editoriali». Masi invece, prosegue la mozione, è colpevole di essersi arrogato un potere esclusivo «sui programmi di informazione e approfondimento politico secondo criteri che appaiono chiaramente ispirati a valutazioni di opportunità politica e non al rispetto degli obblighi connessi al servizio pubblico di informazione». Masi, concludono i finiani, fa in modo che Minzolini possa continuare «liberamente a partecipare al gioco politico intervenendo in prima persona a sostegno delle posizioni del presidente del Consiglio e contro quelle del presidente della Camera».
Primo firmatario della mozione il capogruppo di Fli, Italo Bocchino, che questa sera sarà ospite di Santoro.
Chiamato in causa da Santoro e dai finiani, anche Masi dice la sua. Su Annozero - ed in particolare sul ruolo di Marco Travaglio - il dg fa notare che il problema non riguarda o meno la presenza del giornalista in studio ed il suo contratto, ma «la mancanza di contraddittorio e di pluralismo».
La mancanza di contraddittorio è un problema anche per il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto: «È incredibile che ad Annozero Travaglio possa parlare per 5 o 7 minuti senza contraddittorio».
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