Roma - Confusione assoluta. Sono queste le due parole che sintetizzano al meglio lo stato non solo del Pdl ma anche del Pd. Come era ampiamente prevedibile, infatti, il confronto sulla riforma del sistema elettorale sta mandando in tilt i vertici dei due partiti visto che sul punto le divergenze sono trasversali e interne sia al Popolo delle libertà che al Partito democratico. Ed è anche questa la ragione delle bozze (vere o presunte che siano) che starebbero circolando, visto che c’è anche chi vorrebbe stroncare sul nascere il confronto ed è quindi pronto a soffiare sul fuoco delle indiscrezioni. D’altra parte, è lo stesso Gaetano Quagliariello ad ammettere di aver «avuto il sospetto» che «in tanti volessero lasciare tutto com’è».
Ecco perché il vice presidente vicario dei senatori Pdl si affretta a precisare che «al momento non esiste alcuna bozza» e «chi ne parla lo fa solo con l’obiettivo di far naufragare la possibilità di fare veramente le riforme». Quagliariello – con Ignazio La Russa e Donato Bruno ha partecipato ai tavoli tecnici – chiarisce anche qual è la posizione di via dell’Umiltà: no al proporzionale puro con il ritorno alle preferenze. Che poi è la stessa cosa che dice Fabrizio Cicchitto quando spiega che bisogna partire dalle riforme istituzionali che «sono il presupposto di una nuova legge elettorale che non sia fondata né sulla proporzionale pura né sulle preferenze».
Dal Pdl, dunque, arriva una decisa frenata a quella che i rumors definiscono la «bozza Violante», anche se l’ex presidente della Camera si limita a parlare di semplici «punti di indirizzo». Situazione ancora confusa, dunque. Con Quagliariello che assicura che il Pdl le riforme «le vuole fare» anche se «la nostra apertura al confronto ha un confine chiaro» perché «siamo indisponibili a riportare l’Italia a un sistema politicamente frammentato e quindi ingestibile». Insomma, una cosa «sono le esigenze di rappresentatività del Parlamento, altro è vagheggiare di riedizioni di proporzionali pure con voto di preferenza» perché «su questo la nostra disponibilità si arresta». E uno stop alle indiscrezioni arriva anche dal capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro, a conferma che anche tra i democratici il dibattito in corso divide e accende polemiche. «Ci sono state tante, troppe parole», spiega la Finocchiaro. Invece si dovrebbe passare ai fatti.
Cosa che, in qualche modo, potrebbe avvenire la prossima settimana se fosse confermato l’incontro tra Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini di cui molti parlano. I leader potrebbero iniziare ad aprire un confronto sulle diverse ipotesi di cui si è trattato in questi giorni nei contatti tra i tecnici. L’ipotesi potrebbe essere quella di un proporzionale corretto con elementi di maggioritario, sistema su cui è più facile trovare un ampio consenso. Non scontenterebbe l’Udc, da sempre sostenitore del ritorno al proporzionale (anche se per i centristi la soluzione migliore sarebbe un proporzionale puro), ma nemmeno Pd e Pdl storcerebbero più di tanto il naso, grazie alla soluzione ibrida di un sistema tedesco con innesti dello spagnolo. Inoltre, l’ipotesi allo studio prevederebbe una soglia di sbarramento (del 4-5%) che consentirebbe anche a Vendola di entrare in Parlamento.
Anche se ci sarebbe da capire perché Pdl e Pd non dovrebbero – come vorrebbe Silvio Berlusconi e come sembra non dispiaccia a Bersani – ragionare su una soglia di sbarramento decisamente più alta che garantirebbe i due partiti maggiori. Uno sbarramento addirittura dell’8%.
La verità, forse, è che i tempi sono ancora troppo acerbi, perché non c’è partito che non pensi a una legge elettorale in funzione dei suoi interessi e delle sue convenienze. E lo scenario – non delle alleanze alle politiche del 2013 ma pure alle amministrative di questa primavera - al momento non sembra affatto definito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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