La capacità di fissare sulla pagina le "Ore incerte"

La prosa di Perrella ha questa grazia acuminata e leggera. Il suo libro più recente, Ore incerte, aggiunge a questa grazia un forte soffio poetico

La capacità di fissare sulla pagina le "Ore incerte"
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Con due libri usciti in un breve arco di tempo Doppio scatto. Una città riflessa ( La Nave di Teseo,pagg 316, euro 22) e Ore incerte (Il Saggiatore, pagg. 301, euro 20) Silvio Perrella consegna ai suoi lettori due modi diversi e insieme complementari di intendere scrittura e letteratura. Il primo libro è quello di un camminatore di città che percorre e fotografa Napoli, una Napoli privata di qualunque folklore e colore locale, metamorfica e a tratti metafisica, squisitamente in bianco e nero. Ma è soprattutto un libro sugli alfabeti, i codici, i linguaggi attraverso cui possiamo leggere la realtà. Perrella è uno studioso di Italo Calvino, e Palomar viene subito ricordato per la snellezza e la precisione della frase calviniana "che scatta come la lingua di un geco". Una definizione perfetta, che possiamo trasferire a molte delle pagine di questo libro.

Ci sono alfabeti di pietra nella città, ci sono gli alfabeti dei fari, i linguaggi impossibili nel dialogo tra le palme e il vulcano, a meno che il vento stesso non scelga di farsi strumento linguistico, ci sono codici stranieri , indecifrabili in una finestra spalancata che "rimugina il sole". Il mare è protagonista anche e soprattutto dove non si vede. Nei vicoli c'era il mare. E sotto Napoli c'è il mare e il mondo antico. Sta dove sta, e tocca a noi cercarlo e rispettarlo, come una divinità. Le immagini fotografiche e quelle linguistiche si incontrano nell'idea di scatto. Perrella sa che lo scatto supremo è quello della metafora che congiunge visibile e invisibile.

La prosa di Perrella ha questa grazia acuminata e leggera. Il suo libro più recente, Ore incerte, aggiunge a questa grazia un forte soffio poetico, rompe ogni residuo di gabbia geometrica, e rispetto alla nitida cristallizzazione predilige ora il flusso e il va e vieni costante, in un ricco, sontuoso, magico viaggio on the road, sulla strada e sulla pagina. L'avvio è visionario: l'incontro a Palermo, città natale dell'autore con le figure di Hatem e Zuleyka, prelevate dal Divano occidentale - orientale di Goethe, l'immenso Goethe, scienziato di suo ma nemico della riduzione della natura a matematica operata da Galileo e Newton, che vedo finalmente entrare nell'immaginario di un autore contemporaneo. Ore incerte è anche un libro di viaggio, con le annotazioni di chi scopre profumi, colori, sensazioni mai ovvie dei luoghi dove arriva. Il lettore come su un'altalena, o come con un caleidoscopio davanti agli occhi, viaggia tra mondi , culture, esperienze, luoghi diversi, da Santa Maria di Leuca a Stromboli , da Istanbul a Stoccolma, da New York a Kyoto. Odilon Redon ha il privilegio di coprire da solo tutta la parte iconografica del libro, con bellissime immagini di imbarcazioni. Che richiamano il mare, movimento continuo e infinito. Il viaggio è anche tra autori come Laurence Sterne, Lawrence Durrel, Costantin Kavafis e Raffaele La Capria.

Quella che l'autore chiama "andatura periclitante" di questo libro è in realtà una scrittura scatenata, liberata da ogni obbedienze alla geometria cartesiana. Doppio scatto, la cui prima edizione è del 2015 , è un libro che cammina. Ore incerte è un libro che vola. Che danza. E entrambi i libri testimoniano la fede nella letteratura, oggi sempre più rara, che anima l'autore.

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