Capello: «Punto su Nedved poi si vada pure ai rigori»

Tony Damascelli

Improvvisamente Capello torna credente: «Ci vuole il miracolo». Niente tattica, ripartenze, quattrotretre, intensità, diagonali ed elastici, stasera contro l’Arsenal si prega e si spera. Così vanno le cose in casa Juventus, depressa per gli ultimi accadimenti tecnici ma di colpo compressa per questa partita che potrebbe aprire nuovi discorsi. Può la Juventus segnare due gol, come minimo ovviamente, all’Arsenal? Ma sì, certo, anche se in verità nelle ultime tre esibizioni, tra campionato e champions, la suddetta squadra ha realizzato un solo gol, di testa, con Emerson, alla Roma. Semmai il problema riguarda la difesa che nelle 19 partite del girone di andata aveva incassato 10 reti in tutto ma è lo stesso numero a registro nelle 12 partite del ritorno; e in champions ha subìto 6 gol nelle ultime tre partite (Werder e Arsenal). E se poi si controlla il tabellino del club londinese non c’è da stappare champagne: l’Arsenal non prende gol da 649 minuti, sette partite e mezzo.
Le cifre di cui sopra per la Juventus non sono da addebitare tutte alla colpa dei difensori se questi sono mal protetti da un centrocampo dove il solo Emerson ha fatto gli straordinari mentre il suo illustre sodale, Vieira, camminava per il campo e i due esterni, Camoranesi o Nedved e gli altri, tipo Mutu o Del Piero, erano più adatti ad andare che a tornare.
Capello, nell’insolito teatro del circolo invernale della stampa a Torino (questa è davvero una notizia grossa, la Juve che trasloca e parla nella casa dei giornalisti!) ha detto, con i suoi toni spicci, che: «Non è la vigilia più difficile che abbiamo mai vissuto. La Juventus è certa di poter fare qualcosa di eccezionale. Può succedere di tutto e noi ci proveremo. Siamo a sufficienza convinti di essere forti e io credo nei miracoli. Serve una Juventus diversa da quella dell’andata, la partita incomincerà nel sottopassaggio. Tre gol sono tanti anche se c’è la possibilità di andare ai rigori. Se è per perdere non ha senso. Non piango su chi manca. Recuperiamo Pavel Nedved, un pallone d’oro, un calciatore importante, uno che sa cambiare ritmo e sfruttare gli spazi. Può fare la differenza, anche se l’Arsenal, in verità, di spazi ne concede pochi».
Thuram la pensa in modo diverso: «La differenza non la fa un giocatore ma il gruppo, lo spirito di squadra» ma lo stesso francese ha concesso poi speranze alla Juve: «È difficile ma non impossibile. Il bello del calcio è che non c’è nulla di scontato. Noi dobbiamo partire e fare un gol subito. Del Piero ci ha incoraggiati nello spogliatoio, ci ha detto che andremo in semifinale». Training autogeno e slogan di gruppo, doverosi. Ma bisogna fare i conti con Titì Henry che è compagno di squadra nella nazionale ma rivale aspro stasera: «È molto bravo quando ha spazio, bisogna lasciargliene il meno possibile».


Vigilia di quelle giuste, dunque, lo stadio Delle Alpi si prepara a una serata non a una seratona, dicesi quarantacinquemila spettatori che per le abitudini torinesi rappresentano una specie di record. Dopo il caldo di ieri si preannuncia pioggia, tempo inglese. Ho detto inglese?

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