Capezzone svela le ipocrisie di chi a sinistra è solo anti Trump

Un libro pungente che spiega tutte le idiosincrasie dell'odio Woke

Capezzone svela le ipocrisie di chi a sinistra è solo anti Trump
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Se fossimo dottori in medicina, magari medici di base, e uno degli alfieri del progressismo nostrano ci portasse in studio quel paziente gravemente malato che è la Sinistra e ci chiedesse una cura alla patologia che la affligge ormai da anni, gli consiglieremmo di correre in libreria a comprare l'ultimo saggio di Daniele Capezzone dal titolo Trumpisti o muskisti, comunque "fascisti" e dal sottotitolo (fortemente evocativo) "Sinistra a caccia di nemici". Il libro, edito da Piemme (208 pagine, euro 18,90) ben analizza non tanto i fallimenti della falange progressista occidentale quanto piuttosto il morbo che la affligge e che la ha portata ad allontanarsi sempre più dal popolo, anzi - peggio ancora - a infierire ogni volta che questo, democraticamente, ripone la propria fiducia a destra.

Capezzone, direttore editoriale di Libero, lo mette subito in chiaro. Non è un saggio pro Donald Trump. Niente affatto. Anzi, l'autore non fa mistero di nutrire alcuni dubbi sull'operato del tycoon. È piuttosto un libro anti anti Trump. E, badate bene, non si tratta di un gioco di parole.

Gli anti Trump esistono eccome. E sono moltissimi, non maggioritari ma ben inseriti nei posti chiave. Abituati a parlare più forte, tanto da imporre la loro narrazione. Li trovate un po' ovunque, non soltanto nei palazzi del potere. Ne sono zeppe le redazioni dei giornali e dei talk show. Prolificano nei salotti buoni e, ovviamente, sono lo specchio dell'intellighenzia woke. Gli anti Trump sono "gli oppositori pregiudiziali, ossessivi, assatanati" del presidente americano. Ma sono anche gli "altrettanto invasati nemici" di Elon Musk, Javier Milei e Benjamin Netanyahu. Quelli che, ad ogni partita (fosse la trattativa sui dazi, la pace in Ucraina o il conflitto in Medioriente) tifano sempre contro, sperando che gli insuccessi di The Donald possano resuscitare la sinistra.

Cosa impossibile. Perché, come spiega Capezzone, "solo chi è politicamente disperato può augurarsi di lucrare su una circostanza dannosa per tutti". Se anche Trump dovesse toppare, non verrebbero comunque cancellate le ragioni della caduta dei partiti progressisti.

Partiti che non hanno ancora realizzato di "essere gli sconfitti ideologici e morali di fine Novecento" e che da quel momento hanno scommesso sul feticismo del "ci vuole più Europa" e sulla dottrina politicamente corretta. Un doppio castello di carte ormai venuto a cadere spingendo lorsignori a "costruire la propria identità in sistematica contrapposizione".

Abbiamo iniziato a leggere il saggio di Capezzone nelle stesse ore in cui in redazione arrivava la notizia dell'omicidio di Charlie Kirk. La libertà di espressione uccisa da una pallottola sparata da lontano. Ma attenti bene. Era solo questione di tempo. Che dal ritenere opportuno il danneggiamento di una Tesla per quel che rappresenta, si fosse velocemente passati a trovare giustificabile "l'eliminazione fisica del nemico", non è certo una novità. Un recente sondaggio ricordato dall'autore, evidenzia che è accettabile per il 55% dei progressisti se il nemico è Trump. Più o meno la stessa percentuale (il 48%) se si tratta di Musk. Ecco il risultato della demonizzazione dell'avversario: l'odio verbale che si trasforma in sangue.

In questo quadro allarmante Capezzone mette in evidenza il

bivio davanti al quale si trova ora l'Occidente. Andare avanti con o senza il popolo? Avere una democrazia piena o una democrazia "guidata"? Scegliere quale strada percorrere significa decidere le sorti del nostro futuro.

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