Per capire l’Africa non serve Vargas Llosa

Titoli di testa nobilissimi, da Nobel, ed è subito Congo e poi Sud America. Così siamo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del XX secolo, a domandarci: «Com’era possibile che la colonizzazione si fosse trasformata in quell’orrenda rapina, in quella crudeltà vertiginosa in cui persone che si dicevano cristiane torturavano, mutilavano, uccidevano esseri umani indifesi e li sottoponevano a crudeltà tanto atroci, compresi i bambini e i vecchi?». Questo si chiede e si richiede per quattrocento pagine l’irlandese Roger Casement ne Il sogno del Celta (Einaudi), l’ultimo romanzo di Mario Vargas Llosa, e da qui non si schioda. Che poi è il succo anticolonialista di tutta la storia, e anche di tutta la Storia, altrimenti Vargas Llosa non sarebbe un premio Nobel ma solo Wilbur Smith. Attenzione: Roger Casement è esistito davvero, quindi è l’ideale per un film tratto da una storia vera tratta da un romanzo di Nobel vero. Condannato e condotto al patibolo per aver denunciato le atrocità di cui sopra, incastrato con la puritana scusa dell’omosessualità, forse il povero Casement, se fosse vivo, anziché impuntarsi nell’imparare il gaelico avrebbe querelato il Nobel per diffamazione, perché sarà stato senz’altro meno tonto del protagonista. Tante lacrime ottocentesche ma senza la grandezza narrativa di un Dumas, in ogni caso è il vero romanzo che scriverebbe Walter Veltroni se fosse stato un romanziere. Non sto denigrando Mario Vargas Llosa, anche perché non si può e non si deve, un Nobel è un Nobel, mi sto solo chiedendo perché il Nobel non lo diano per esempio anche a Wilbur Smith. Oppure, detto altrimenti: Wilbur Smith avrebbe tenuto il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina, Vargas Llosa lo tiene con lo sbadiglio sospeso fin dalla prima ma con la stessa scrittura standard-novel di Wilbur Smith. Il tutto tra molte, inevitabili strizzatine d’occhio e di cuore al Cuore di tenebra di Conrad, di cui Casement fu realmente amico. E mentre il narratore extradiegetico peruviano sta lì a chiedersi come mai l’autore di Cuore di tenebra, appena saputa la notizia, non avesse firmato l’appello per tirare fuori dal carcere l’amico irlandese, il lettore intravede la risposta elementare: Conrad si sarà addormentato prima.
Insomma, è certamente e celtamente un libro con cui non sfigurare sotto l’ombrellone e da tenere vicino a Repubblica, mentre se volete leggere il seguito postcoloniale e sapere davvero qualcosa di atroce sull’Africa dovrete ricorrere al libro di uno scienziato, Eternità di Michael Hanlon, edito da Le scienze, dove la scienza batte nuovamente la letteratura perfino dal punto di vista stilistico. Hanlon vi racconta senza mezzi termini perché l’Africa è spacciata e a prescindere dall’uomo bianco occidentale e cattivo, in quanto è drammaticamente «uno scherzo della natura, e sempre più di cattivo gusto». Dove su 44 Stati, 22 sono dittature ferocissime che a differenza di quelle arabe o del Sud Est asiatico, sfruttano Paesi senza risorse, una guerra tra poveri che poveri sono sempre stati. Oggi la crescita demografica è spaventosa, la popolazione della Nigeria triplicherà in tempi brevissimi e quella dell’intero continente dai 920 milioni del 2008 al miliardo e 800 milioni del 2050, senza considerare il “raffa-arraffa” della Cina in combutta con le dittature locali. Le migliaia di profughi che siamo abituati a veder approdare disperati sulle nostre coste nei prossimi cento anni saranno niente.
L’Europa del 2150 sembrerà un immenso gerontocomio, mentre un quarto della popolazione mondiale sarà composta di giovani africani affamati e forse incazzati neri, e questo sarà un problema globale del quale al momento ce ne freghiamo, credendo di risolvere il disastro con gli aiuti umanitari, le missioni, le Ong, i librini di Veltroni, un monologo di Celentano, i concerti we are the world, i sostegni a distanza save the children, gli appelli dei premi Oscar e dei premi Nobel. «L’Africa è sfortunata sotto il profilo geografico; buona parte del continente si trova lungo la fascia equatoriale, dove sono endemiche migliaia di malattie. La quasi totalità del continente è zona malarica. L’Europa non ha mai dovuto combattere la malaria del sonno o la mosca tse-tse. L’origine dell’uomo è in Africa. Ma gli uomini hanno rapidamente trovato casa altrove». Il futurologo, poiché è di sinistra ma non un’anima bella, quindi nuclearista quanto ogni scienziato e favorevole agli Ong, auspica come unica soluzione una ricolonizzazione e un controllo serrato delle nascite, argomenti tabù della sinistra terzomondista («era sufficiente farvi un blando accenno e subito qualcuno si alzava gridando “razzista!”»), con qualificati soldati ONU, o meglio ancora Navy Seals, che si calano di notte per abbattere le dittature e instaurare dittature illuminate.

Ma per adesso l’unica soluzione intelligente è coprire Hanlon con la copertina di Vargas Llosa e leggere il libro giusto senza sfigurare sulla spiaggia, mentre vi piazzate sotto il sole per diventare neri come il vostro futuro.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica