Può darsi che, come dice lassessore al Bilancio uscente, Marco Causi, era già tutto noto. Ma certo il nuovo sindaco Gianni Alemanno non deve essere stato contento ieri di leggere in apertura del Sole 24 Ore il titolone che annunciava il superbuco da 7 miliardi di euro lasciatogli in eredità da Walter Veltroni. Sette miliardi, uno per ogni colle, una cifra destinata a lievitare nei prossimi anni se non ci sarà una sterzata decisa. E pensare che lentourage di Alemanno la vede anche più nera, perché contabilizza altri due miliardi di mutui contratti dal Campidoglio con la Cassa depositi e prestiti. E subito si è fatta strada lipotesi che Alemanno sia costretto a servirsi di una due diligence (ovvero di quel processo investigativo che analizza valore e condizioni di unazienda, compresi i rischi di eventuale fallimento) per fare una radiografia delle casse capitoline e impostare quelle azioni necessarie a evitare che il debito si allarghi e che Roma venga declassata nel rating, già peggiorata da Standard&Poors e Fitch.
Ieri in realtà Alemanno dalla Fortezza di Santi Spirto dOcre in Abruzzo, dove ha partecipato a un seminario organizzato dalla rivista Area, ha detto di avere fiducia in Causi, che aveva provveduto a smorzare le polemiche. «Non è con gli allarmismi che si governa una città», aveva detto lassessore uscente al Bilancio, analizzando così i dati pubblicati ieri dal foglio rosa: «La storia del debito del Comune di Roma è presto fatta: cresciuto molto durante gli anni 90 per effetto dei deficit del settore del trasporto, si è ridotto poi in occasione del collocamento in borsa del 49 per cento di Acea. Fra il 2001 e il 2007 è cresciuto da 6,1 a 6,7 miliardi, e cioè meno di quanto è cresciuto il pil, riducendosi quindi sia in rapporto al pil sia in rapporto al totale del debito pubblico nazionale. Dal 2001 in poi, soprattutto, il debito serve solo al finanziamento degli investimenti necessari per adeguare gli standard infrastrutturali della città di Roma e, in primo luogo, ai cantieri delle nuove linee metropolitane». «Chi fa allarmismo sul debito del Comune di Roma - ha proseguito Causi - sembra quasi voler dire che Roma non può permettersi un sistema di trasporto su ferro moderno, ed eco sostenibile, come quelli di Parigi, Londra o delle altre grandi capitali del mondo e questo non è affatto vero. Roma può permettersi questi investimenti da un lato trovando forme di finanziamento diverse dal debito e dallaltro aumentando il margine operativo netto dellamministrazione comunale per contribuire in via diretta al finanziamento degli investimenti sulle metropolitane. È esattamente questa la strategia delineata dai documenti di programmazione del Comune e incardinata già nel bilancio del 2008. Un contributo importante potrà venire in particolare dagli oneri concessori derivanti dalle trasformazioni urbanistiche della città, oltre che da ulteriori operazioni di alienazioni e dismissioni. Non credo che bloccando la realizzazione della metropolitana e bloccando lattuazione del nuovo piano regolatore si farebbe un buon servizio alla città». Parole che hanno tranquillizzato il nuovo sindaco: «Il problema vero - ha detto Alemanno - è capire come affrontare bene questo debito. È una realtà corposa. Se le risposte di Causi saranno adeguate non cè bisogno neanche di fare una due diligence». Di certo quello che attende il prossimo assessore al Bilancio non è un compito facile: ed è per questo che per il momento la delega economica è quella per la quale ci sono più dubbi. Il candidato naturale, Andrea Augello, che è stato già assessore al Bilancio nella giunta regionale di Francesco Storace, sembra proiettato verso incarichi governativi nazionali, e quindi si fa strada lipotesi di affidare lassessorato a un tecnico.
Nei prossimi giorni si dovrebbe fare chiarezza sulla squadra di governo cittadino di Alemanno. Che, in attesa del comitato per la sicurezza pubblica di mercoledì, oggi è atteso dalla comunità ebraica per la visita alla lapide dei deportati a Roma.
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