Genova è ormai senza sindaco e senza vescovo e lo stato di frammentazione delle forze sociali e politiche della città sta rasentando il coma democratico, il silenzio forzato dei cittadini.
Con fantasia e generosità esemplari Massimiliano Lussana sta tentando di smuovere l'acqua morta della politica genovese. Egli ha ben capito che il blocco burocratico-mediatico non lascia per il momento intravedere novità significative in vista delle elezioni comunali di primavera. Perciò lancia inviti e proposte a persone, simboli e forze latenti, congelate dal massiccio e rozzo blocco dei due giornali locali del centro sinistra. Ma Lussana, godendo del privilegio di un'esclusiva apertura a ogni discussione, non si è rassegnato alla debolezza della destra genovese che dovrebbe presentare unalternativa alle solite pantomime del partito democratico, congelato e tormentato dall'asse Massimiliano Costa-Claudio Burlando. Egli ora lancia nomi di personalità eccellenti dedite al bene comune, ora una lista senza simboli di partito ora. Ma la massiccia e indiscriminata occupazione di potere realizzata con questo governo dell'ipocrisia prodiana è urgente analizzare le possibilità di modifiche della situazione. Anzi le posizioni di supplenza di confindustriali come Zara e docenti liberisti come Pittaluga e lo schieramento neghittoso e connivente delle redazioni dei quotidiani genovesi mi ha condotto alla conclusione che non è richiesto e gradito il contributo di personalità realmente libere dalle restrizioni burocratiche e lobbistiche.
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