Cronache

Capurro e il balletto sulle sale giochi: le voleva, ora le detesta

Capurro e il balletto sulle sale giochi: le voleva, ora le detesta

(...) Di Carlo non torna indietro e nemmeno prende in considerazione la proposta di chiudere le porte dell’aula consiliare e lavare i panni sporchi tra intimi.
«Andiamo avanti», urla spavaldo; quando poi il presidente del consiglio Roberto Spelta ironizza sulla sua incapacità di intendere e di volere «cosa le dice di fare Capurro?», il consigliere non ci vede più dalla rabbia e risponde per le rime: «Proprio tu parli; si sa chi ti ha messo là». Attacchi frontali e decibel alle stelle. Che si impennano ulteriormente quando il capogruppo del Pdl, Arduino Maini, ricorda ad Armando Ezio Capurro che, da sindaco, approvò una variante urbanistica che non inseriva le sale giochi tra le attività vietate nel centro storico, a differenza di quanto fatto cinque anni prima dall’amministrazione guidata da Roberto Bagnasco.
Capurro, che nel fine settimana ha raccolto le firme contro l’apertura delle sale giochi, non ci sta e mette nel mirino la lentezza della giunta: «Sono due mesi che scrivo su questo problema; se bastava apportare una variante urbanistica, potevate farlo. Invece tra le dieci all’ordine del giorno quella sulle videolottery non c'è». Campodonico annuncia la convocazione di un consiglio comunale per lunedì prossimo, nel quale si cercherà di arginare il fenomeno in preoccupante aumento con un’apposita variante urbanistica, e liquida il suo grande oppositore con poche, taglienti, parole: «Sfiduciato prima e trombato poi».
L’antipasto della campagna elettorale è servito. E non finisce qui: il bello deve ancora venire. Perché il «Capurro furioso» trova il tempo per litigare col suo fido scudiero Giorgio Costa, papabile candidato sindaco del Circolo capurriano, colpevole di aver presentato una mozione senza possibilità di discussione, andando così contro al diktat imposto dall'alto. Capurro fa armi e bagagli, raccoglie i suoi fogli e fugge via quando il primo punto all’ordine del giorno deve essere ancora trattato; Costa strabuzza gli occhi, lo insegue e prova a spiegargli le sue ragioni, ma l’ex primo cittadino è irremovibile.

Che non fosse una serata da «Tre metri sopra il cielo», d’altronde, lo si era capito fin dall’inizio.

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