«Cara sindaco venga al Lagaccio dove il Comune manca da 50 anni»

«Cara sindaco venga al Lagaccio dove il Comune manca da 50 anni»

Cara signora Vincenzi, con estrema amarezza constato la sua volontà di non curarsi di quanto la cittadinanza di Genova sta cercando compatta di farle capire.
Ma questa è sì amarezza, ma non una sorpresa, in quanto fin dai tempi della sua elezione si era capito quale fosse la sua arroganza ed il suo mancato senso di civiltà e democrazia. E come unico esempio (giusto per non essere troppo lungo nell’esposizione, cito solo il suo ultimo faccia a faccia con l’allora candidato sindaco dottor Enrico Musso, quando alla rosa che le donò il suo avversario esprimendo frasi educate, lei rispose in maniera alquanto maleducata e altezzosa («poverino, mi fa una pena, è così solo»).
Già da allora si poteva immaginare chi fosse e come si sarebbe comportata una persona che si esprimeva in quel modo se fosse stata eletta. Infatti ci troviamo di fronte una persona che vuole a tutti i costi, senza interpellare e senza pensare alla cittadinanza, instaurare una struttura dove nessuno la vuole.
Eppure lei quando è venuta nel quartiere per raccattare voti esprimeva solidarietà con la popolazione che le indicava quell’unica area che si aspettava con ansia fosse dedicata ai cittadini come più volte promesso dalle precedenti giunte comunali (tutte di sinistra).
Lei stessa aveva promesso che si sarebbe provveduto a completare i precedenti progetti (bocciofila, campi per i giovani e tutto a disposizione dei residenti).
Invece cosa ci troviamo adesso dopo che ha raccolto i voti? I Centri sociali, abusivi e da lei benedetti, che la notte sparano musica assordante non facendo dormire i cittadini che si sentono rispondere al telefono dalle forze dell’ordine: «non possiamo fare niente, hanno il permesso del sindaco».
«Adesso, come se non bastasse, lei vuole e pretende inserire una moschea togliendoci l’unica area libera del quartiere! Forse lei non è pratica del quartiere, io un po’ di più visto che sono nato qui come mio padre; mio nonno lavorava nel proiettificio, mia nonna aveva un negozio ai Bianchetti (per informarla, non parlo dei pesci che si mangiano... ma di un vicolo del quartiere).
Pensi che il quartiere, come qualcuno ha evidenziato giustamente nel corso della riunione tenutasi nella scuola, non ha mai auto nessun tipo di ristrutturazione da più di 50 anni!!! Io di berette (a Genova vuol dire anni, giusto per informarla) ne ho un po’ di più ed essendo sempre vissuto qua, le posso garantire che quanto dico corrisponde al vero, anzi giusto come aneddoto: si rechi in via Avezzana salendo dal senso unico a sinistra lungo un muraglione che porta ad un caseggiato, troverà una crena nel muro... ebbene quella crena la fece mio padre nel 1940 per tirare fuori del tubo di piombo inusato e venderlo per racimolare qualche palanca (spicciolo in genovese).
Da allora quella crena, che costò delle belle cinghiate da parte del nonno, è ancora lì... in bella vista!
Come pure è sempre lì la caserma, con il suo tetto in amianto che si sfalda e la strada da allargare (sempre per i cittadini residenti!!!), nonostante le promesse dei sindaci precedenti (non erano suoi amici?). Però in Val Polcevera si costruisce e si danno spazi enormi a tutte le Coop; tanti ce ne sono ancora liberi e adatti da quelle parti (dove lei abita).

Per chiudere, da vecchio quale sono, e da persona che ne ha viste più di Carlo in Francia, le dò un suggerimento, tenga in considerazione il vecchio detto che «solo gli idioti non cambiano mai opinione», e non proponga più stupidaggini del genere, specie in un quartiere abbandonato a se stesso dove, se è il caso, «il vento fischia molto ma molto forte»! (e non solo eufemisticamente...).
* abitante di via Bari
quartiere Lagaccio

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