Carabiniere uccide la sua donna e si ammazza

Finisce in tragedia la relazione tra un uomo separato e la sua convivente

Laura Crespi

da Venezia
Valentina è stata uccisa da tre proiettili di gelosia. È scesa da poco la sera a Mestre. Un uomo cammina in via Torino. Sullo sfondo c’è la sagoma di vetro e acciaio del Laguna Palace, un hotel nuovo, avveniristico, con una darsena privata che consente di arrivare fino all’ingresso. L’uomo è in borghese ma è un brigadiere del IV battaglione veneto. Esercito. Carabinieri. Da poche ore è smontato dal servizio. Si chiama Michele Bevilacqua. Ha una figlia e una ex moglie. Valentina ora è la sua donna. Vivono insieme in una piccola casa, di un piccolo paese di queste parti, Martellago. Valentina è lì davanti l’albergo. Forse lui l’ha seguita. Forse lui non si fida. C’è rabbia e rancore nell’aria, come una tragedia sospesa. Poi tutto accade in un attimo. Il brigadiere ha una mira precisa. Spara tre volte contro Valentina: uno sfiora il cuore, il secondo colpisce di striscio la testa, il terzo è quello che uccide, preciso, spietato, alla tempia. Valentina cade a terra. E non si rialza più. Il suo corpo resta sui marciapiedi di Mestre, davanti all’ingresso di questo hotel di vetro e lamiere, per un tempo che sembra infinito.
I tre spari li sentono tutti. E tutti corrono. Tutti chiedono. Tutti pensano che quella ragazza lì distesa per terra forse è morta. Ma nessuno ha visto. Nessun testimone diretto. Michele Bevilacqua, brigadiere che i suoi colleghi definiscono solerte e tranquillo, invece non pensa. Scappa. Scappa per le strade di Mestre, con le sirene della polizia che lo inseguono. Una volante lo intercetta in via Squero. Si sentono altri spari. Forse lui risponde al fuoco. Più tardi i poliziotti diranno che non c’è stato nessun duello. Minimizzano. Ma a questo punto non è importante. Il carabiniere si rifugia in un cantiere edile, in via Perugia. Salta su un ammasso di terra e s’infila in uno stretto corridoio. È qui che vede altri due poliziotti che gli arrivano incontro. Alle sue spalle sente i passi di un altro gruppo che grida: «Fermati, fermati». È accerchiato. Circondato. Lui contro una ventina di agenti. È il momento di prendere una decisione.
Stop. Michele Bevilacqua si ferma. Guarda la pistola, ma non la butta per terra. La punta contro il suo viso e spara. È il suo ultimo sospiro. Il brigadiere che ha ucciso la sua donna se ne è andato senza una risposta, senza dire perché è diventato un assassino. Ora restano solo le ipotesi.
Valentina De Santis aveva 34 anni ed era nata a Zelarino, una frazione di Mestre. Da un anno conviveva con Michele. Gli investigatori scommettono che dietro la tragedia ci sia la passione, la gelosia. Ma il movente è ancora tutto da ricostruire. Il direttore del Laguna Palace dice che la ragazza non lavorava lì. Non era una cliente. Quando tutto è avvenuto i primi testimoni hanno parlato di una donna di colore, con i capelli lunghi e neri. Ma Valentina è italiana. È veneta. È nata qui. Non c’è nulla di esotico in questa tragedia.
Michele Bevilacqua aveva 48 anni. Tanti anni fa era partito dalla Calabria per venire qui a Mestre. Il colleghi di lui dicono che aveva un comportamento ineccepibile in servizio. Qualche anno fa aveva lasciato la moglie. Valentina De Santis era il suo ultimo amore.

Cosa sia accaduto tra lei e Bevilacqua nei loro ultimi giorni di vita lo diranno forse le testimonianze di amici e familiari che gli investigatori stanno ancora sentendo in queste ore. L’unica cosa certa è che Valetina camminava da sola davanti a questo albergo che sembra di ghiaccio. Michele l’ha vista. Forse la stava seguendo. Ha sparato tre colpi e l’ha uccisa.

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