di Ferruccio Repetti
Tredici anni, un buon rendimento scolastico, e altrettanto buoni i suoi rapporti con gli amici e con la famiglia, in Valpolcevera. Un ragazzo normalissimo, insomma, come tanti altri, per fortuna, della sua età. Poi, qualcosa cambia. Allimprovviso. Negli ultimi tempi, i genitori si accorgono che il loro figliolo non è più lo stesso. Cominciano a preoccuparsi quando lui smette quasi di mangiare, salta le lezioni, si chiude in camera e per ore e ore resta appiccicato, estasiato, («plagiato», si diceva una volta) da quella chimera bellissima e infernale che si chiama videogioco. Che possono fare, allora, una madre, un padre quarantenni di un ragazzo di 13 anni che si rifiuta di mangiare e di andare a scuola perché è «rapito» dal computer? I genitori, vista limpossibilità di staccare il figlio dal teleschermo e dalla consolle, si decidono. E per interrompere i «giochi di guerra» - virtuali, ma pericolosissimi per la personalità in formazione del ragazzo, il loro ragazzo - si rivolgono ai carabinieri. I militari capiscono, si mobilitano, arrivano e prendono un provvedimento drastico, lunico che può rivelarsi decisivo per salvare la situazione, cioè per salvare il giovane da quella sorta di dipendenza che agisce ormai come una droga: i carabinieri, dunque, ritirano la consolle del gioco.
La ragione di tanta severità, invocata, in particolare, dalla mamma, è evidente anche agli occhi dei militari dellArma Benemerita: il tredicenne stava manifestando unossessiva dipendenza da «Wargames on line», un sito riservato ai maggiorenni. I carabinieri si fanno ricostruire gli avvenimenti dai genitori del ragazzo, e accertano che lui aveva da poco ricevuto in regalo la consolle e si era subito appassionato ai giochi di guerra. Quando poi ha scoperto la possibilità di collegarsi on line ad alcuni siti, formalmente accessibili solo a maggiorenni, ha iniziato a interagire con altri utenti a giochi di guerra che durano anche più giorni. Vengono fuori altri particolari a dir poco sconcertanti: la passione ha portato il figliolo a saltare il pranzo in qualche occasione, ma quando la madre si è accorta che non era andato a scuola per non interrompere il gioco lo ha ripreso. Normali rimproveri fra madre e figlio. Eppure, la reazione del ragazzo diventa sempre più scomposta. Ogni tentativo di intervento da parte dei familiari si rivela inutile, anzi provoca reazioni impulsive, nervose e a tratti addirittura violente da parte del giovane. Finché ieri è avvenuto quello che, almeno, pare lepilogo della vicenda, quando i carabinieri, in perfetto accordo con i genitori, hanno ritirato la consolle e alcuni videogiochi. Non basta: i militari dellArma hanno anche avviato alcuni accertamenti sulle norme che regolano sia la vendita di videogames, sia laccesso a siti di giochi «On Line». Loro stessi confermano che quello del ragazzo della Valpolcevera non è un caso isolato», ma solo di uno dei tanti episodi di «ubriacatura» da videogames che si verificano ai danni degli adolescenti.
Carabinieri «liberano» ragazzo schiavo del videogioco
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.