Carabinieri si azzuffano: colpa del fuorigioco

Sarà perché le cause serie scarseggiano, fatto sta che alcuni dei procedimenti giudiziari sui quali è chiamata a esprimersi la magistratura militare strappano più di un sorriso. Il Sole 24Ore di ieri ha dedicato all’argomento una documentata inchiesta nella quale ha passato in rassegna alcuni casi clamorosi: dai due carabinieri a processo per rissa per essersi azzuffati sull’esistenza o meno di un fuorigioco mentre erano in servizio allo stadio, ai due commilitoni incriminati per furto e ricettazione dopo essersi impossessati (senza pagare) di una brioche esposta nella vetrinetta di un bar.
Ma di episodi che richiamano i film della Fenech modello La soldatessa alle grandi manovre sono ricche le cancellerie dei Tribunali militari: dalla scritta apparsa sul muro della caserma «La Caporalessa è una gran p...», al graffito offensivo disegnato da un ufficiale dell’Aeronautica sul muro dell’abitazione di un suo collega.
L’inchiesta non manca di stigmatizzare anche i privilegi di un settore pieno di anomalie: «Dopo l’autodenuncia del giudice a latere di Padova, Benedetto Manlio Roberti («Vengo pagato per fare poco o nulla»), altri due magistrati escono allo scoperto. Sono il sostituto procuratore di Torino Paolo Scarfi («A Torino le ultime due giornate di udienza sono state il 12 marzo e il 4 luglio) e il sostituto procuratore di Padova Sergio Dini». Inoltre è considerato normale che il presidente di un Tribunale militare del Nord Italia risieda in una regione del Sud o che in alcune sedi si istruiscano la miseria di due procedimenti all’anno.


In coda alla sua inchiesta il quotidiano della Confindustria pubblica anche una lettera firmata da Andrea Armaro, portavoce del ministro della Difesa: «È forte e convinta la volontà del ministro Parisi di promuovere, nell’ambito delle proprie competenze, ogni possibile azione per arrivare in tempi rapidi all’approvazione della legge finalizzata alla riforma della giustizia militare».

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