A Caracalla un’«Aida» da cartolina

A Caracalla un’«Aida» da cartolina

La marcia trionfale nel second’atto di Aida - opera kolossal e intima insieme del Verdi maturo - sembra pensata per uno spazio immenso e suggestivo come Caracalla che infatti l’ha adottata dalle prime stagioni, facendovi sfilare assieme alle centinaia e centinaia di comparse anche animali focosi, come i cavalli, per scaricare in scena il vittorioso Radames, o pachidermici elefanti che, nella medesima scena del trionfo, rappresentano un secondo bottino, aggiunto ai prigionieri etiopi. Oggi che quei trionfi sono passati di moda e son diventati anche un po’ troppo costosi, si rimedia con trionfi finti, purché appaghino gli occhi. Caracalla, che ha già sperimentato, non senza successo, anche le scene virtuali, proiettando sui grandiosi ruderi, trasformati in schermi giganti, immagini dell’Egitto storico e archeologico, con questa Aida di apertura di stagione, torna alle scene tradizionali, con i pochi mezzi a disposizione. Qualche colonna, il frontale di un tempio o qualcosa di simile, quattro isolotti con palme, e un po’ di ruderi archeologici egizi sparsi sul terreno, sono sufficienti per l’Aida «da cartolina», predisposta dalla regia e dichiarata apertamente nel finale della scena del trionfo.
Regia poco efficace, costumi bellissimi e regali, ripresi in parte da quelli degli anni Venti del secolo scorso, disegnati da Luigi Sapelli. La parte musicale e le voci rappresentavano, nella serata d’apertura a Caracalla, la parte più claudicante.

Promossi i cantanti «etiopi» - l’intensa e sofferta Aida di Maria Carola e il forte Amonasro di Giovanni Meoni - rimandati quelli «egizi», dal Radames di Franco Farina non sempre a posto vocalmente, all’Amneris di Laura Brioli, e ci mettiamo dentro anche Ramfis (Michael Ryssov) e il Re di Armando Caforio. Cinque le repliche di luglio: 13, 15, 19, 22 e 24.

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