Caracas, triste primato La città più pericolosa ha il record di omicidi

Cinque venezuelane sono nella top ten Più di 28mila morti solo l'anno scorso

Caracas

A parte le proteste con annessa repressione del regime di Maduro, ormai quasi nessuno esce più a Caracas quando tramonta il sole e il motivo è semplice: la capitale del Venezuela è la città più pericolosa del mondo, con oltre 130 omicidi ogni 100mila abitanti. I dati sono dell'Ong messicana Seguridad, Justicia y Paz, che ogni anno redige questo tipo di classifica includendo tutti i centri abitati con più di 300mila abitanti. E sono confermati dall'Osservatorio venezuelano sulla violenza che snocciola numeri sconvolgenti: solo lo scorso anno nel Paese sudamericano i morti ammazzati hanno infatti rasentato i 30mila - per la precisione 28.479, senza considerare però i desaparecidos - ovvero un omicidio ogni 18 minuti. Prima della presa del potere del chavismo, nel 1999, gli omicidi ufficiali erano 4.500 l'anno mentre, da quando i socialisti del XXI secolo sono arrivati alla guida del Venezuela predicando l'uguaglianza e ricercando «l'uomo nuovo» - meglio se morto per raggiungere l'obiettivo, c'est plus facile è evidente - gli omicidi sono già stati oltre 300mila, più delle vittime della guerra in Siria tanto per capirci. Non è un caso, insomma, che delle dieci città più violente al mondo ben quattro siano venezuelane, ovvero Maturín, Ciudad Guayana e Valencia oltre alla già citata e letale Caracas.

Seconda, con 113 assassini ogni 100mila abitanti, è invece da quest'anno Acapulco, uno dei paradisi del turismo messicano che, tuttavia, essendo anche il principale porto dello stato di Guerrero, nell'ultimo decennio si è trasformato in un vero e proprio campo di battaglia per i narcos. A farsi la guerra a suon di decapitazioni e impiccagioni per il controllo di una delle maggiori piazze della coca - sia per il consumo locale e dei turisti che per l'export via mare verso gli Stati Uniti - sono i Cartelli di Sinaloa, dell'emergente Jalisco Nueva Generación (Cjng), dei Beltrán Leyva, dei Cavalieri Templari e della Famiglia Michoacana, ai quali si devono aggiungere altre cinque organizzazioni criminali locali non meno sanguinarie.

Terza, con 112 omicidi ogni 100mila abitanti, l'honduregna San Pedro Sula, sino al 2014 la più violenta del mondo ma, da allora, superata di slancio proprio da Caracas dove, numeri alla mano, ormai nessuno controlla davvero la sicurezza. La cosa più assurda è che oggi il presidente Maduro spende sette volte di più per difendersi da una fantomatica invasione statunitense che per garantire l'integrità fisica dei suoi concittadini, quando la vera guerra quotidiana è invece tutta interna ai confini venezuelani. In crescita esponenziale nell'ultimo anno a Caracas ci sono i linciaggi che, ogni settimana, lasciano sul terreno in media un centinaio di vittime oltre alle esecuzioni extragiudiziali delle milizie parastatali e dalla statale Olp. Un acronimo che sta per Operazioni di Liberazione e Protezione del Popolo e che, create da Maduro nel 2015, dovevano garantire la sicurezza nei quartieri più a rischio delle città venezuelane. Invece hanno contribuito a uccidere a sangue freddo almeno 560 innocenti, trasformandosi in veri e propri squadroni della morte di Stato, mentre gli omicidi commessi da poliziotti in Venezuela negli ultimi 12 mesi ammontano a 4.667.

Per Roberto Briceño León, sociologo e direttore dell'Osservatorio Venezuelano sulla violenza, «nonostante la censura sia assoluta e da 14 anni il governo non dia a nessun numero sugli omicidi, noi riusciamo a ottenerli piantonando le morgue. L'ultimo è stato un anno terribile, con una media di 20 massacri ogni mese, oltre 120 linciaggi e 50 casi di sicariato». PM

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