Picchiavano e rapinavano per divertimento o forse per vincere la noia i cinque giovani arrestati dalla polizia genovese del commissariato Centro, diretto da Salvatore Dispenza. Abitavano a Castelletto, quartiere del ceto medio-alto, in posti come corso Magenta, passo Barnabiti, corso Solferino, e tutti, tranne il loro capo, il 23enne Massimo Gallo, residente in via Amelia, pluripregiudicato e nullafacente, sono incensurati e studenti universitari.
La prima rapina che la polizia attribuisce a uno di loro, Massimo Gallo, è del 27 settembre scorso. Gallo assieme a un complice, S.F., 26enne cileno, che non fa parte del gruppo dei cinque, aggredisce due giovani all'uscita del locale «Liquid cafè», in corso Torino, alle 22.30 circa e rapina a uno dei due qualche centinaio di euro. Le vittime troveranno il coraggio di denunciare il fatto solo un mese dopo. I due rapinatori saranno identificati e denunciati in stato di libertà.
L'11 dicembre la banda al completo aggredisce un 21enne mentre esce dal locale «Qualude» e si incammina in via Ravecca, verso le 4.45: calci, pugni, colpi con il casco, che procurano alla vittima, riuscita a fuggire, trauma cranico e traumi alla mano e al gomito. Dieci minuti dopo, nella stessa zona i cinque circondano e picchiano un 26enne milanese. Il giovane viene tenuto con la faccia schiacciata contro una rete e costretto a cedere quello che ha, una collana e qualche centinaio di euro. Ma questa volta la polizia, allertata dalla rapina precedente, prende i delinquenti sul fatto. Arriva una volante, coordinata dal commissario capo Maria Pia Marinelli e arresta in flagranza di reato i 21enni F.T. e F.N., e Gallo. Gli altri due A.M. 20 anni, e J.N., 21enne, fratello gemello di F.N., riescono a fuggire, ma vengono identificati e denunciati.
Si è poi scoperto che Gallo, due ore prima, in piazza delle Erbe, aveva aggredito un 26enne prendendolo a pugni e strappandogli gli occhiali. La vittima si era data alla fuga. Nei giorni scorsi il pm Andrea Canciani ha emesso un ordine di custodia cautelare per i due che erano riusciti a fuggire e ora tutti e cinque sono in carcere.
I genitori dei quattro studenti hanno dichiarato alla polizia di non avere mai notato nulla di anomalo nel comportamento dei figli. «Era un po ribelle», ha detto il padre di uno di loro.
Ricostruendo la vicenda ieri mattina, il primo dirigente Salvatore Dispenza ha attribuito il buon esito delle indagini all'intensa azione di coordinamento con le associazioni di categoria, i commercianti e i consigli di circoscrizione del centro storico perseguita ormai da diversi mesi dal commissariato Centro. «È un metodo che sta dando i suoi frutti - ha spiegato Dispenza - siamo sempre informati, conosciamo tutti, sappiamo chi andare a cercare e dove».
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