"Il carcere è sorpassato. Servirebbe un'amnistia"

Il Garante Luigi Pagano su San Vittore: "Ci sono più spazi umani a Opera o Bollate che ospitano i detenuti definitivi"

"Il carcere è sorpassato. Servirebbe un'amnistia"
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"Chi dice che San Vittore deve in ogni caso restare lì dove si trova non fa i conti con la realtà. Anzi, fa i conti sulla pelle degli altri".

Da una manciata di ore Luigi Pagano ha saputo di essere il nuovo Garante per i detenuti del Comune di Milano. Pagano, che è stato direttore del carcere di San Vittore per quindici anni, ha ricevuto la notizia con l'entusiasmo di chi si accinge a un compito che sa di poter svolgere bene. E spiega le sue linee proprio partendo da una delle questioni più annose: la sorte di San Vittore.

Della chiusura del vecchio carcere si parla da decenni, ma ogni volta salta fuori chi dice; toglierlo di mezzo vorrebbe dire rimuovere il problema carcere dagli occhi della città.

"Se si vuole mantenere vivo il tema del carcere si può lasciarne in piedi una parte, qualche cella da visitare, o si può riconvertirlo come hanno fatto a Torino con Le Nuove. Ma dire che San Vittore deve restare in piedi a tutti i costi vuol dire chiudere gli occhi sulla situazione tragica che si vive al suo interno. Il paradosso è che ci sono più spazi umani a Opera e Bollate, che sono carceri per detenuti definitivi, che a San Vittore, dove in larga parte ci sono detenuti in attesa di giudizio e quindi presunti innocenti".

Con che spirito affronta il suo nuovo incarico?

"Con la consapevolezza che siamo in un momento difficile. Il carcere è sempre stato brutto ma sta diventando più brutto e pericoloso di quello che era, non solo per i detenuti ma anche per il personale che ci lavora".

E come se ne esce?

"Con l'impegno di tutti, della società esterna, delle associazioni, dei cittadini, che devono convergere verso un unico fine, che è quello di un carcere più umano".

Però sull'altro piatto della bilancia c'è una società che vuole sicurezza, e che del carcere non vuole fare a meno.

"Ma chi garantisce che lì dentro ci siano i colpevoli? Anche tra i condannati c'è sicuramente qualche innocente. E quelli in attesa di giudizio hanno tutti diritto di essere considerati innocenti. Farli vivere in una situazione di sovraffollamento tale da non garantire neanche i diritti minimi è il modo migliore per rafforzare l'identità criminale. Se l'obiettivo è la sicurezza, oggi spendiamo dei soldi per aggravare un problema anzichè risolverlo. Sa che adesso le celle non si chiamano più celle ma camere da pernotto? Dovrebbe significare dire che si usano solo per dormire, e a Bollate è così. Invece a San Vittore nelle camere da pernotto ci si sta anche di giorno".

Il governo si sta impegnando in un piano di edilizia penitenziaria.

"Ho letto che si progetta di realizzare nuovi padiglioni prefabbricati in spazi finora dedicati alle attività sportive o di trattamento. Quindi si aumentano i detenuti e si riducono le attività di rieducazione, abbiamo in mente quali saranno le conseguenze sulla vita quotidiana nelle carceri? Il carcere è uno strumento sorpassato. In Italia sono molto più numerosi i detenuti che sono fuori dal carcere, affidati a misure alternative, di quelli che sono rinchiusi. Il problema è che a essere rinchiusi non sono i più pericolosi ma quelli che danno fastidio. A parte sei o settemila mafiosi irriducibili, in carcere c'è soprattutto gente che deve scontare condanne lievi per lievi reati. Il carcere non è più uno strumento di giustizia ma di ordine pubblico".

Cosa bisognerebbe fare?

"Per cominciare, una amnistia o un indulto. Ma non fa parte del programma di governo".

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