Minigonne, tacchi a spillo, tacco dodici, che barba, che noia direbbe Sandra Mondaini, ancora parlare di queste cose per identificare e criticare le donne!
La senatrice Barbara Contini, eletta nelle file del partito di Berlusconi, ed appena entrata nel gruppo finiano di Futuro e libertà, ha accusato le deputate Pdl di non essere ragazze in gamba, di non avere idee, di fare carriera soltanto grazie ai loro tacchi a spillo e alle loro minigonne, e di non avere il coraggio di confrontarsi con il presidente.
Cara senatrice Contini, non mi stupisco tanto della sua intolleranza e del ricorso al luogo comune ed alla banalità, ma mi meraviglia come lei abbia potuto resistere per oltre due anni, in silenzio, tra noi deputate del Pdl, tutte stupide e scollacciate. Non mi stupisco che lei abbia usato il tempo della sua autorevole intervista per attaccare le colleghe parlamentari che hanno fatto più strada di lei, o si sono distinte più di lei, definendole senza idee e con la testa vuota, ma mi meraviglio che lei abbia perso unoccasione per difenderla una donna, per esempio la signora Elisabetta Tulliani, compagna del sul leader e sottoposta in queste settimane ad una crudele e pesante attenzione mediatica. Il tempismo, che sa di opportunismo, delle sue esternazioni è quanto meno sospetto e rivelatore di una voglia di distinguersi se non di emergere, visto che in questi due anni di legislatura io non ricordo sue particolari iniziative parlamentari propugnate, né dichiarazioni politiche degne di nota.
Gentile senatrice Contini, ma perché se una donna fa politica deve spogliarsi della sua femminilità, della sua sensualità e quindi di una parte della sua identità? Perché una parlamentare deve avere per forza la severità di Nilde Iotti o il rigore di Rosy Bindi? Forse perché lei ritiene che la politica sia prevalentemente maschile? Eppure ha un nome femminile. Gentile collega, il modo di vestirsi e di acconciarsi, sempre individualmente diverso, delle deputate Pdl è a mio avviso una dimostrazione di libertà ma anche di normalità, ricorda un ormai sorpassato atto di liberazione delle donne, i cui comportamenti per anni sono stati dettati dagli uomini, o comunque condizionati dalle scelte e dalle indicazioni dei maschi, cosa che lei, per la sua provenienza politica dovrebbe sapere bene.
Io sono di ritorno da un viaggio in un paese islamico dove le donne girano interamente ricoperte di veli neri, dalla testa ai piedi, con due soli buchi per gli occhi, spesso velati anche quelli, con il famoso burka o chador o noor o chiamateli come volete, ma che per noi donne occidentali rappresentano una umiliazione della femminilità se non un ritorno al medioevo. Non è certo questo quello che lei vorrebbe senatrice Contini, ma il solo definire le «ragazze in gamba» a secondo del loro modo di vestire è una discriminazione che nasce dallintolleranza, o forse dalla sua indole, dal momento che lei è in un partito nel cui dna è presente un forte elemento maschilista, militarista e antifemminile, che ha portato in passato a veri e propri atti di persecuzione verso le donne e verso tutti i diversi.
La femminilità e la sensualità non sono delle doti da nascondere o da sopprimere, non sono peccati veniali né istinti da cancellare perché volgari, ma sono parte del corredo cromosomico di ciascuno di noi, messo lì da madre natura come incentivo alla riproduzione della specie nel mondo animale. Lei senatrice Contini forse preferirebbe vederci tutte vestite come le «giovani italiane» in camicia bianca e gonna nera, tacco zero, capelli raccolti e con un futuro soltanto di mogli e madri fattrici destinate alla riproduzione di figli tutti rigorosamente ariani. Il suo partito si porta ancora dietro il retaggio di quelle ideologie perfino nel nuovo nome che ha scelto, con laccenno al futurismo, movimento culturale i cui rappresentanti, da Marinetti a Soffici, hanno tutti aderito al partito fascista, fino alla rovinosa esperienza di Salò. Ma le ricordo che nel nome cè anche la parola «libertà», nel caso lei lo avesse rimosso o dimenticato.
Se mi consente, senatrice Contini, per me i tacchi a spillo e le minigonne sono una dimostrazione di libertà, e non ritengo che siano questi i metri di giudizio e di valutazione su cui si giudicano le donne, le parlamentari o le ministre, anzi rivelano una ignoranza e una visione riduttiva del ruolo della donna nella società contemporanea. Mi permetta di aggiungere che da anni non si usano termini ormai fuori moda come «ragazze in gamba» che poteva pronunciare Amedeo Nazzari in «Luciano Serra pilota» o altri personaggi di quei tempi. Erano in gamba i ragazzi che partivano volontari in Abissinia? Oppure ad El Alamein quando non chiedevano pane ma piombo per il loro moschetto? E sappiamo comè andata a finire. In gamba erano «le ragazze in bicicletta» Silvana Pampanini e Delia Scala che mostravano cosce tornite e belle per il piacere dei maschi che guardavano e commentavano? Se lei senatrice Contini avesse parlato con almeno una deputata in tacchi a spillo avrebbe trovato più passione, curiosità ed interesse per la politica che non tra le funzionarie burocrati da lei frequentate nella sua precedente attività. E avrebbe inoltre scoperto che cè una dialettica costruttiva e continua tra le deputate del Pdl, senza facili ironie, ed il Presidente Berlusconi, al quale noi ci rivolgiamo con il rispetto e lammirazione dovuta alle sua personalità e alla sua storia.
Non commetta lerrore di quel direttore di quotidiano che offrì sul suo giornale una rubrica, dal titolo «sotto i tacchi» ad una deputata neoeletta che si distinse per entrare alla Camera infilata in scarpe con tacco 12. Non ripeta i commenti banali e sempre uguali rivolti al sottosegretario Daniela Santanchè sulle sue mises, le sue borse e i suoi tacchi a spillo e mai una parola sulle sue rilevanti attività imprenditoriali, intraprese quasi sempre in solitudine e senza il sostegno di uomini potenti.
E le ricordo che quasi sempre «lapparenza inganna».
Con stima
*Medico e deputato Pdl
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