Cari medici, ora smettete di salvare vite

Cari colleghi rianimatori, come medico e come deputato voglio darvi un consiglio: toglietevi il camice, appendete al chiodo il vostro fonendoscopio e cercatevi un altro lavoro, se potete. Sarebbe meglio. Da oggi non dovrete più decidere secondo scienza e coscienza cosa fare e quale terapie di emergenza applicare al disgraziato incidentato e incosciente che vi arriva in fin di vita al Pronto Soccorso, perché dovreste prima sapere se lui ha un «amministratore di sostegno», e poi se questa persona vi darà il via libera o vi impedirà di applicare le vostre terapie nel tentare di salvare la vita dell'infelice arrivato a quell'ora della notte tra le vostre mani. Se poi incautamente qualcuno di voi si distrae e rianima quel paziente che era giunto quasi morto, solo e senza documenti, ma ancora con un alito di vita nei polmoni, e non c'era tempo da perdere, non preoccupatevi se poi non si sveglia, se non torna cosciente, ci sarà una sentenza scritta che vi toglierà d'impaccio e lo riconsegnerà diritto al Creatore.
Un giudice del Tribunale di Firenze l'altro giorno ha accolto la richiesta di un cittadino settantenne, fisicamente e intellettualmente sano, di nominare un tutore legale, il quale, in caso di sua perdita di coscienza, dovrebbe impedire a voi medici il tentativo di rianimazione e di terapie d'emergenza, salvo naturalmente quelle ordinarie di sostegno. Quindi con quel paziente che poco prima si è schiantato in macchina e che vi è arrivato incosciente in ambulanza a sirene spiegate, ma ancora vivo, non abbiate fretta colleghi, non fate freneticamente di tutto per salvargli la vita. E soprattutto non rianimatelo! Aspettate che si cerchino i parenti per sapere se è stato nominato un fiduciario, un amministratore di sostegno, per chiedere a lui cosa dovete fare, come dovete agire e quali terapie siete abilitati a dare. Sarebbe infatti inutile e crudele rianimare il moribondo se poi sarete costretti per legge a lasciarlo morire. Tempo e denaro sprecato.
Caro medici rianimatori, il giudice di Firenze, senza avere una legittimazione democratica per farlo e forzando la Costituzione, ha di fatto creato un precedente che farà comunque testo, e quindi da ora vi sarà impedito di procedere con la rianimazione e con l'idratazione artificiale quando lo riterrete necessario, senza la dovuta autorizzazione. Sì è vero che i giudici emettono sentenze, che non possono fare le leggi, ma dovrebbero solo applicarle, e fa sorridere che lo stesso Tribunale faccia appello ai principi costituzionali e ai valori democratici, ma di fatto quel giudice si è sostituito a voi specialisti e al legislatore incaricato e su un tema delicatissimo come il testamento biologico, che per l'appunto dovrebbe arrivare nell'Aula di Montecitorio il mese prossimo.
Dimenticavo cari colleghi. Nell'accogliere il ricorso il Tribunale fiorentino ha anche dato precise predisposizioni per l'utilizzo di oppiacei che annullino il dolore, ignorando che è lo stato di incoscienza profonda ad annullarlo automaticamente, ma comunque voi fate finta di non saperlo e usateli con tempestività e in dosi generose «anche se i farmaci oppiacei dovessero anticipare la fine della vita del beneficiario». Al diavolo il giuramento di Ippocrate e la vostra abilitazione a custodire e proteggere la vita umana: da oggi sarà il tutore a dirvi cosa fare, come agire, e quanta morfina dare. Se poi dovrete essere obbligati da una qualunque sentenza a sopprimere quella vita che avevate con forza e coraggio cercato di riacciuffare in extremis, pazienza! il vostro operato verrà considerato «accanimento», losco e meschino, e verranno subito staccate le flebo per l'idratazione e l'alimentazione dell'incosciente, tanto quella non è vita, lui non la voleva così e voi è meglio che cambiate mestiere. No, non servirà nemmeno professarvi obiettori di coscienza, perché le sentenze dei giudici vanno rispettate e basta.
Da medico cari colleghi condivido con voi il senso di frustrazione e di umiliazione per dover agire professionalmente seguendo alla lettera una sentenza di un giudice; da deputato rifletto amaramente sui tempi della legge, lunghissimi ed esasperanti, che abbiamo in Italia, dove però c'è anche un Parlamento, di cui io stessa faccio parte, che riesce ad essere incredibilmente ancora più lento dei Tribunali; da cittadina preferirei consegnare il mio corpo nelle mani di medici specialisti e professionisti come voi, piuttosto che nelle mani di uno Stato che impone la sua legge sul mio fine-vita.
Diversi anni fa sono stata aggredita da un cancro del sangue e per tutta la durata della malattia sono stata più volte sul punto di morire.

Ero diventata irriconoscibile e devastata dalle cure terribili ed aggressive, non avevo molte speranze, ma anche nei momenti peggiori e più critici, e nelle condizioni in cui ero, io avevo un solo desiderio: quello di vivere.
* medico, deputato Pdl

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