Cari ministri basta una poltrona

I ministri e sottosegretari in carica si attengono a una massima di ruspante saggezza bertoldiana: meglio un uovo oggi e una gallina oggi. Amano la poltrona governativa, ma altrettanto amore tributano al seggio di Montecitorio o di Palazzo Madama.Questo o quella per me pari sono, canticchiano emulando il duca di Mantova: volendo intendere non che sono propensi a cedere uno dei due incarichi, e le relative prebende, ma che sono convinti di poterli assolvere contemporaneamente, alla grande.
Senonché Silvio Berlusconi, crudele,vorrebbe indurli a optare in esclusiva per i compiti istituzionali del dicastero o del sottodicastero. Il Cavaliere, di natura propenso ad accontentare chi lo circonda, ha buoni motivi per chiedere ai componenti dell’esecutivo un gesto che somiglia molto a quello di Origene. Il centrodestra dispone sì d’una solida maggioranza sia a Montecitorio sia a Palazzo Madama. Ma nelle stanze del potere imperversano gli inderogabili impegni lontani da Roma, i vertici si sprecano, insomma i ministri e i loro vice sono spesso irreperibili al momento delle votazioni. Poiché i parlamentari appaiono essi pure in preda a un tourbillon movimentista - mai a loro spese -, risulterà chiaro come mai possa accadere che il governo inaffondabile talvolta vada sotto. Alla motivazione pratica va sommata una motivazione etica. Nel Paese dove molti milioni di cittadini stentano nella quarta settimana del mese, i notabili a doppia indennità suscitano una sacrosanta indignazione popolare.
Ma i notabili che in ogni occasione si dicono pronti a tutto per Silvio, di fronte a questa scelta riluttano (suppergiù allo stesso modo s’erano comportati,magari facendo bocciare le loro dimissioni dal Parlamento, gli appartenenti al governo Prodi). Il titolare della Farnesina Franco Frattini, che si era dimesso, ha poi proceduto a una lesta ritrattazione, forse spaventato dalla sua solitudine. Brunetta e Sacconi - parola dell’onorevole e avvocato del Cavaliere Niccolò Ghedini - avevano promesso ma si sono pentiti. Non - si può scommetterci - per bassi motivi di venalità o di pensione (con il mandato parlamentare si è garantiti, salvo cataclisni, durante cinque anni; con l’incarico ministeriale si è soggetti alle volubilità del leader) - ma per un alto sentimento del dovere. Che ne sarebbe d’un Parlamento orbato delle presenze ministeriali e viceministeriali? C’è da tremare, al pensiero.
Eppure facciamoci forza, e se la faccia anche il presidente del Consiglio.

Se gli riuscirà l’operazione-siluro, se i cumulisti delle indennità doppie o triple o quadruple dovranno rassegnarsi a un’unica ricca busta paga, molti italiani stapperanno lo spumante. Magari dopo la fine del mese, quando avranno un po’ di soldi in tasca.

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