Suonano le sirene, impazzano gli sos. Lallarme è scattato in piena regola, il tonfo in riva allArno ha il gusto amaro della ritirata. È una sorta di testamento: il ciclo-Spalletti è ormai ridotto al lumicino. Mugugni, malesseri e «diplomatici» infortuni hanno preso il posto di reti scaccia-guai e splendide corse sotto la Curva Sud. Non cè più tempo da perdere: che sia guidata da cordate svizzero-tedesche o della stessa famiglia Sensi, per la fuoriserie giallorossa è giunta lora di rientrare ai box, revisionare il motore e verificare ambizioni di pilota e staff. Lo stesso Spalletti, corteggiato al Nord, non farebbe male ad uscire allo scoperto e confermare il desiderio di restare al timone per dar vita alla «rinascita morale». Sempre che lo voglia. Il messaggio è chiaro: per indossare la gloriosa maglia con il lupetto, servono uomini veri. Si è rotto il giocattolo. Ma guai a chi pensa che in questa tragicomica coda del torneo sia giusto punire «anziani» e titolari lanciando nella mischia baby da mettere in vetrina come argenteria di famiglia. A parte Totti e De Rossi unici a meritare pacche sulle spalle in un mare di autolesionismo - non potranno essere concessi alibi.
Regalare alla Magica il «contentino» del miglior piazzamento Uefa, spetterà proprio a coloro che hanno provocato il naufragio a pochi metri dal limpido mare della Champions. E qualche settimana di «ritiro forzato» vi farà bene, cari vip dalle scarpe bullonate.fabrizioaspri@romanews.eu
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