Antonella Aldrighetti
Per seguire alla lettera i dettami dellassessore alla Sanità regionale Augusto Battaglia, ossia raddrizzare il bilancio regionale e quindi avviare quel necessario quanto mai auspicato risanamento aziendale, nellAsl Roma E, non si perde tempo in chiacchiere. Tuttaltro. Già perché il general manager Pietro Grasso sè messo subito allopera e tra le priorità da seguire per «rafforzare il processo di programmazione economico-finanziaria dellazienda e avviare un progressivo processo di risanamento» ha deciso di chiamare a sé due alte professionalità esterne da inserire nel reparto contabilità e bilancio motivandone lingaggio con il fatto che «tra i dirigenti amministrativi presenti detta figura professionale non trova riscontro». Stessa solfa pure per il fatto che, tra lo stesso personale già inquadrato (843 dirigenti e 2.032 operatori di comparto in tutto), non vi sarebbe quel medico in grado di soddisfare le competenze relative a processi ospedalieri a forte impatto territoriale. Quindi continuando ad addurre la medesima penuria di «qualità» si è riusciti a motivare anche un terzo incarico. Costo complessivo dei tre dirigenti: due amministrativi e un medico 200.000 euro lanno. Tutti e tre provenienti dallAsl di Viterbo dove, lo stesso Grasso qualche anno fa, aveva già ricoperto il ruolo di direttore generale. Infatti sia Daniela Runci che Mariangela Lomastro, entrambe ingaggiate per 58.300 euro ciascuna con un contratto triennale, erano già in servizio presso lazienda della Tuscia. Quanto a Patrizia Chierichini (82.353 euro e un contratto quinquennale) fino allo scorso mese ricopriva il ruolo di direttore sanitario presso i presidi di Civita Castellana e Acquapendente. Cè da augurarsi, ora, che la pregevole e costosa iniziativa portata avanti dal direttore dia i frutti sperati: lo scopo sarebbe quello di «costruire in via sperimentale azioni condivise e sinergiche che consentano - si legge negli atti che sanciscono gli incarichi - anche ipotesi innovative in ambito di risposta ai bisogni sanitari che vanno determinandosi nella popolazione residente». Sì perché se, a rigor di logica, si dovrà tappare leventuale «buco» di bilancio nelle casse aziendali, bisognerà anche trovare il tempo per dare risposte a qualche magagna gestionale del territorio. Una a caso: la mancanza di impianti di riscaldamento in quattro presidi ambulatoriali di competenza dellazienda sanitaria guidata da Grasso dove, a sentire gli operatori, mancherebbero addirittura le caldaie perché sottoposte a manutenzione straordinaria. Nel presidio di Primavalle, a via San Zaccaria Papa, i pazienti che vi si recano per trattamenti di riabilitazione, costretti quindi a spogliarsi per seguire la terapia prescritta dallo specialista, rimangono per unoretta al «freddo e al gelo» oltre al periodo consueto di attesa prima di poter intraprendere il trattamento.
Medesimo disagio a Val Cannuta, Palmarola e nel Centro di salute mentale di San Godenzo dove, peraltro, sembra che lambiente di lavoro ormai necessita di un indifferibile ammodernamento dei locali. «Basta farsi un giro per gli ambienti del Csm per rendersi conto che la struttura non rispetta le normative di sicurezza - commenta il segretario regionale della Fials-Confsal Gianni Romano -. Le sale sono del tutto inadeguate sia per gli utenti che per gli operatori: oltre alla necessaria ripulitura dei locali cè bisogno urgente di mettere mano allimpianto elettrico, allascensore e alla terrazza che quando piove si allaga del tutto. Ma non è finita qui: cè bisogno urgente di adempiere alle recenti normative sulla privacy; ciascun paziente deve poter seguire le terapie di cui necessita separato dagli altri, come recita la legge».
In una missiva che i camici bianchi hanno inviato a Grasso viene intimato, a meno che il direttore non ottemperi alle richieste, di riservarsi altre iniziative. Non escludendo quelle sindacali.
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