Roma«La politica è teatro. Quando si alza il sipario, io faccio la mia parte». La frase emblematica dellincoerenza politica è attribuita a Roberto Calderoli, ministro della Lega Nord. Questo è il manifesto rivelato, la filosofia. Ma lincoerentiade dei rappresentanti del popolo ha un fondamento di ricerca scientifica. È basata sulle prove, costruita sugli atti inconfutabili, le interviste ai giornali, alla televisione. Lo spettacolo del potere mostra uomini e donne spesso contraddittori, incoerenti, bifronti. Ma soprattutto «inguaribili», perché, come spiegano gli autori di una spassosa satira sulla commedia del predicar bene e razzolar male, «il politico, anche quello più saldamente ancorato alletica, non è immune dalla debolezza della volontà, che già Aristotele aveva definito akrasia...».
E così ecco un libro, Inguaribili bugiardi, di Gerardo Antelmo e Andrea Pesciarelli per Gremese, arricchito dalle vignette di Alfio Krancic, che mette a nudo larte della contraddizione politica, a dir la verità più debolezza che sagacia. Perché, per citare una frase di Alda Merini contenuta nel libro, su questo palcoscenico dove ognuno ha da recitare il suo personaggio «chi è a corto di bugie non può salvarsi».
Non si salva Nichi Vendola. Il governatore narratore di Bitonto vuole a tutti costi che il candidato del centrosinistra alle politiche sia determinato dalla base, dalla gente, dagli elettori. Eppure, sulle scelte locali, è di tuttaltro avviso: «Fare le primarie di territorio significa continuare ad escludere giovani, donne intellettuali e premiare i piccoli boss locali». (6 dicembre 2010). Nellelenco dei bugiardi cronici compaiono ben quattro finiani. E naturalmente cè anche lui, Gianfranco. Per mille incoerenze, ne basti una: la casa di Montecarlo. Viene così riportato il celebre videomessaggio del 25 settembre del 2010: «Se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la presidenza della Camera». Linguaribile risultato è sotto gli occhi di tutti.
Del suo neocolonnello, Italo Bocchino, si ripescano invece una lunga serie di esternazioni che sono lopposto del pensiero di adesso: «Questa squadra ha dato vita al nuovo partito. Ha vinto le politiche. Squadra che vince non si cambia!» (21 febbraio 2010». Infatti.
Tonino Di Pietro: in un testo del 96 di cui fu autore, Educazione civica con elementi di diritto ed economia,, sulle intercettazioni scriveva: «Le recenti notizie rendono sempre più necessario un intervento legislativo che riveda con serietà tutta questa delicata materia...». Ora grida al bavaglio.
Cè anche Silvio Berlusconi nel libro degli Inguaribili. Ma per la verità al premier gli autori rimproverano lopposto: il politico che della spontaneità ha fatto il suo segreto, non perda tempo «in retromarce inutili», come gli è capitato. Continui ad essere «politicamente scorretto».
E poi via con i leghisti, come Bossi, che nel 1997 giurava che il tricolore lo usava «soltanto per pulirmi il c...», ma poi, chiamato ministro, ha giurato per due volte davanti alla Costituzione. O Calderoli, che faceva lo spavaldo con la maglietta anti-islam nel 2006, salvo poi confessare un anno dopo: «Fu la notte più brutta della mia vita».
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