Marco Zucchetti
da Milano
Se la sfida di Palermo aveva parlato europeo, con Ibrahimovic e Vieira in gol, l'undicesima vittoria consecutiva dell'Inter profuma di Sudamerica. La solita Argentina degli hermanos del partido Crespo e Burdisso, ma anche il Brasile di Julio Cesar, premiato come migliore in campo e fondamentale nel parare il rigore del possibile pareggio a Frick.
Festeggiato speciale è però Burdisso, ancora in rete dopo l'exploit in coppa Italia contro il Messina. Quattro gol di testa in due partite, bottino inusuale per uno stopper: «Stavolta è toccato a me segnare, ma il mio mestiere è quello del difensore. E la difesa sta facendo davvero bene, sono contento», sorride l'argentino. Difensore, già. Per la precisione centrale: «Era molto tempo che non giocavo nel mio ruolo - continua Burdisso togliendosi un sassolino dalla scarpa -. Sono stato acquistato come centrale ma spesso sono stato schierato sulla fascia; in queste due partite in cui ho giocato al centro ho avuto la possibilità di dimostrare il mio valore». Un pensiero speciale non può non andare alla figlia, la cui grave malattia lo aveva tenuto lontano dai campi e che ora sta bene: «Oggi è un anno esatto che Angelina ha concluso l'ultimo ciclo di chemioterapia - sorride papà Nicolas -. È stato un anno splendido».
Felice anche Julio Cesar, che ha portato a 470' l'imbattibilità nerazzurra a San Siro e per la seconda volta in campionato è stato decisivo su rigore (prima di Frick aveva fatto i conti con lui Fini dell'Ascoli): «È stato un bell'intervento, una svolta: con queste parate la squadra si carica», il suo commento.
Non ha bisogno invece di cariche speciali Hernan Crespo, in un momento di forma strepitosa: «Sono come il vino, invecchiando miglioro», scherza Valdanito, al sesto gol in campionato.
«Caricati dalla mia parata»
Julio Cesar ancora decisivo: «Il penalty respinto è stato una svolta». Crespo: «Io come il vino: invecchiando miglioro»
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