Due battute in genovese stretto, qualche pausa studiata così bene da sembrare spontanea per mantenere viva lattenzione delluditorio, e soprattutto una serie di cifre e dati inconfutabili (200 milioni di utile questanno!) che puntano a ribadire - anche agli oltranzisti del mugugno - la salute di unazienda un po speciale, banca sì, ma contemporaneamente anche «impresa» impegnata a investire nelle risorse umane e nel futuro: insomma, ieri mattina, al pian terreno del grattacielo di vico Casana, ancora una volta capita di vedere il «solito» Berneschi Giovanni Alberto, presidente e leader, saldamente al timone dellassemblea degli azionisti della Carige. Loccasione è laumento di capitale dellistituto, fino a un massimo di un miliardo di euro, per assorbire in modo indolore (per le casse della banca e per i clienti) lacquisto straordinario, appena fatto, di 78 sportelli da Intesa San Paolo. «Un passo importante, non avventato, ma certamente da integrare al meglio nella strategia complessiva dellistituto»: ne parla così un importante esponente del mondo economico genovese, al termine dei lavori filati lisci come le banconote nuove nelle mani dei risparmiatori. E a tutti gli effetti, non si può certo parlare di «rischio», per unistituto tradizionalmente ancorato alla prudenza incollata al senso della misura. Anzi, lappetito vien mangiando. Tanto che il direttore generale Alfredo Sanguinetto, con la solita bonomia e il finto understatement anglosassone, rilancia la sfida annunciando nuove, possibili acquisizioni. La Carige è così, stile-diplomatico: quando dice no vuol dire forse, e quando dice forse vuol dire sì. Ma se dicesse subito sì, che banca sarebbe? Difatti. Sanguinetto lascia capire che la Carige, forte oggi di una rete distributiva di 596 «punti-vendita», è interessata allacquisto di una parte degli sportelli che verranno ceduti da Unicredit dopo la fusione con Capitalia. «È ancora prematuro parlarne, siamo in una fase di studio» commenta. E aggiunge: «Bisogna fare un passo alla volta. Stiamo valutando. Se si tratta di cose di interesse e se il prezzo è accessibile, faremo le nostre considerazioni», magari puntando sullespansione nella Sicilia orientale e nel Lazio. Per leventuale acquisizione, non cè in vista comunque un aumento di capitale, ed è probabile che si formi un raggruppamento temporaneo di banche che fanno parte del mondo delle popolari, come avvenuto per loperazione con Intesa-San Paolo in cui listituto della «Casana» ha trattato assieme a Credito Valtellinese, Veneto Banca e Banca Popolare di Bari.
Allassemblea di ieri erano presenti azionisti che rappresentavano il 64,36 per cento del capitale sociale. In prima fila Flavio Repetto, presidente della Fondazione Carige, lazionista di riferimento col 44,12 per cento delle quote della banca, il vicepresidente dellistituto Alessandro Scajola, e, fra gli altri, i consiglieri di amministrazione Cesare Castelbarco Albani e Paolo Odone, il vicedirettore generale vicario Carlo Arzani e i vicedirettori generali Mario Cavanna, Ennio La Monica e Giacomo Ottonello. Confermate le note tecniche: laumento avverrà tramite lemissione di azioni da offrire in opzione agli azionisti e ai possessore di obbligazioni convertibili, presumibilmente nei primi mesi del 2008. Ma le caratteristiche - numero di azioni, rapporto di opzione, prezzo di emissione - verranno stabilite solo in prossimità dellofferta e tenuto conto delle condizioni del mercato e dellandamento del titolo Carige in Borsa. A margine dei lavori, conclusi con lapprovazione dellaumento di capitale con una maggioranza bulgara, oltre il 99 per cento, Repetto va controcorrente: «Carige - dichiara - senza Terzo valico ha volato oltre appennino».
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