Carissima Marta, la nuova stagione parte dalle vie a Tortora e Quattrocchi

(...) a votare irrinunciabili delibere, come quella che prevede l’elevazione di un cippo dedicato a «Carlo Giuliani, ragazzo». Senza peraltro precisare se sarà accompagnato da una statua equestre o, almeno, da un estintore stilizzato firmato da qualche artista della transavanguardia.
Mentre si pensava a questo, Genova si è dimenticata di altri due suoi figli che, forse, varrebbe la pena di ricordare. Uno, di cui ci siamo occupati spessissimo, è Fabrizio Quattrocchi, gratificato di una medaglia d’oro dal presidente Ciampi e di una strada dalla commissione toponomastica del Comune di Roma per espressa richiesta di Walter Veltroni, il primo cittadino di cui lei ora è la referente locale nella corsa alla leadership del Partito democratico. Se l’ha fatto Veltroni - che è il Veltroni di Roma - per un genovese, può non farlo Marta - che è la Veltroni di Genova - per un genovese?
L’altra svolta toponomastica che vorremmo vedere per un altro genovese riguarda Enzo Tortora. Scrivere come mai Tortora non ha una strada a Genova è qualcosa che fa male solo a raccontarlo e certi voti del consiglio comunale che se ne occupò sono qualcosa che fa vergognare anche a distanza di anni. Ora - con la «nuova stagione» e la «discontinuità» che tanto ci fanno apprezzare «la sindaco di tutti» - dovrebbe essere un giochetto da ragazzi intitolare una strada o una piazza a un figlio gentile della nostra città stroncato dalla malagiustizia. Un nostro carissimo lettore, Fernando Galardi, avrebbe anche già individuato il posto: la rotonda di Castelletto, scelta sufficientemente significativa per il quartiere del papà di Portobello e sufficientemente comoda per non dover costringere i residenti di una via già esistente a cambiare i documenti. Oddio, in nome del sacrosanto ricordo di Tortora, non sarebbe una gran sofferenza, ma è meglio spazzare via anche questo appiglio.
La svolta garantista dell’ultimo mese dei Ds dovrebbe completare l’opera.

Quando ci si sente ingiustamente attaccati dalla giustizia, forse è più facile ricordarsi di chi, persona perbene, è stato ucciso da una giustizia cieca e sorda, bollato come «cinico mercante di morte».
La ringrazio anticipatamente per quanto potrà fare. Non per noi, ma per la giustizia storica. Anche quella toponomastica.

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