So già che, domani mattina, quando aprirete il Giornale, ci sarà chi farà un sobbalzo sulla sedia, chi ci accuserà di aver dedicato troppo spazio a Marta Vincenzi, chi lamenterà l’eccesso di fotografie della sindaco di Genova in queste pagine e chi mi taccerà di essere un pericoloso «komunista!» con tanto di kappa e di punto esclamativo.
Accuse che posso anche comprendere, ma che respingo. Perchè di tutto possiamo essere accusati, tranne che di connivenza o di morbidezza nei confronti di Marta Vincenzi. Perchè, se c’è qualcuno che non ha mai fatto nessuno sconto alla nostra sindaco, questo è il Giornale. La rassegna stampa degli attacchi partiti da queste pagine all’indirizzo di Marta ha contribuito al disboscamento dell’Amazzonia e, quindi, siamo al di sopra di ogni sospetto di inciucismo o di benevolenza nei suoi confronti.
Però. Però ogni volta che abbiamo attaccato Marta Vincenzi, l’abbiamo fatto sulla base di fatti, opere e omissioni. Non perchè si chiama Marta, non perchè suo marito Bruno ha la barba, non sulla base di intercettazioni-trash, non su dossier stilati dal partito delle manette, non perchè in disaccordo su taglio e piega di capelli. Giudizi, non pregiudizi.
Proprio per questo, mi ha fatto estremamente piacere la visita del sindaco di Genova ieri mattina in redazione. E non solo perchè è la prima volta nella storia di questo Giornale, che a Genova esiste dal 1975. E non solo perchè è un gesto di grande cortesia istituzionale e quasi una resipiscenza, rispetto a quello che era lo slogan della campagna elettorale, «la sindaco di tutti», quindi anche di chi legge il Giornale che la attacca più di tutti. La sindaco anche di chi non la pensa come lei. Un gesto che - credetemi - è un piccolo pezzo della storia di Genova, dove un tempo eravamo trattati come appestati, da evitare accuratamente. Sicuramente un pezzo della storia di questo Giornale, di cui ringraziamo Marta e Simonetta Menini, capo ufficio stampa del Comune, che di Marta è l’ombra fedele.
Così come ringraziamo Marta per il riconoscimento che ci ha voluto fare pubblicamente: «Sono venuta volentieri perchè il Giornale fa un’informazione corretta. Poi, certo, qualche volta mi fate arrabbiare...». Praticamente due medagliette in una frase sola. Medagliette che dividiamo volentieri con Mario Giordano, il direttore ideale, non solo per la sua carica di umanità e di comprensione, ma anche per la libertà che ci lascia, regalo quotidiano e straordinario.
E ringrazio ulteriormente Marta (e poi la smetto, altrimenti la lettura delle ultime righe potrebbe dare il diabete), perchè non si è risparmiata niente.
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