Milano - Continua a crescere in Italia il numero degli immigrati. Negli ultimi vent'anni sono aumentati di venti volte, arrivando a sfiorare i 5 milioni (4.919.000) nel 2010 (7% dei residenti), contribuendo per l'11% al Pil. Nonostante questo dagli italiani il loro numero viene percepito come nettamente superiore e aumentano , anche a causa della crisi, "le reazioni negative, la chiusura, la paura", nei loro confronti. Lo rivela l’annuale rapporto sull’ immigrazione della Caritas Italiana e della Fondazione Migrantes, giunto alla ventesima edizione. Oltre un ottavo degli immigrati, quasi 600 mila, sono di seconda generazione e il 51,3% del totale sono donne. Il dossier conta circa 700mila immigrati regolari in più dell'Istat, perché include anche tutte le persone regolarmente soggiornanti ma non ancora iscritte all’anagrafe. Solo negli ultimi dieci anni l’aumento degli immigrati residenti è stato di circa 3 milioni mentre nell’ultimo biennio di quasi un milione.
Quasi un milione sono in Lombardia La comunità più numerosa si conferma quella romena (21%), segue l’albanese (11%), la marocchina (10,2%). In Lombardia vive il 23,2% degli immigrati (982.225); poco più di un decimo nel Lazio (497.940; 11,8%). Segue il Veneto (480.616; 11,3%) e l’Emilia Romagna (461.321; 10,9%). A fronte di una media del 7% di stranieri sui residenti, in Emilia Romagna, Lombardia e Umbria si supera il 10% e in alcune province il 12% (Brescia, Mantova, Piacenza, Reggio Emilia). Roma (con 405.657 immigrati) perde quindi il primato di provincia col più alto numero di stranieri a vantaggio di Milano (407.191).
Un quinto sono minori Nel 2009 sono nati da entrambi genitori stranieri 77.148 bambini (21 mila in Lombardia, 10 mila nel Veneto, 7 mila in Emilia Romagna e Lazio); queste nascite incidono per il 13% su tutte le nascite e per più del 20% in Emilia Romagna e Veneto. I minori sono quasi un milione (932.675), il 22%; sono il 24,5% in Lombardia e il 24,3% in Veneto; il valore più basso si ha nel Lazio e in Campania (17,4%) e in Sardegna (17%). Altro dato significativo del rapporto: 572.720 (il 13%) dei residenti stranieri sono di seconda generazione. Si tratta per lo più di bambini e ragazzi nati in Italia, nei confronti dei quali l’aggettivo straniero è "del tutto inappropriato", osserva il dossier. Gli iscritti a scuola sono 673.592 (7,5% degli studenti). Nel 2009, sono stati censiti 6.587 minori non accompagnati dei quali 533 richiedenti asilo, per lo più maschi (90%) con età fra i 15 e 17 anni (88%); per questi, "non sempre, al raggiungimento dei 18 anni, le condizioni attuali (3 anni di permanenza e 2 di inserimento in un percorso formativo) consentono di garantire loro un permesso di soggiorno".
Calano gli irregolari Il dossier ha anche stimato che sono 500-700 mila gli irregolari nel Paese. Un numero tendenzialmente in calo - lo scorso anno le stime ipotizzavano ce ne fossero circa un milione - grazia all’ultima regolarizzazione (che ha coinvolto 300 mila persone), oltre alla crisi economica che ha attratto di meno gli immigrati. All’origine dell’illegalità non ci sono gli sbarchi ma l’entrata legale. Ossia arrivi per turismo, affari, visita e altri motivi che una volta scaduti diventa clandestinità. Il rapporto ribadisce che il "rigore" contro la clandestinità "va unito al rispetto del diritto d’asilo e della protezione umanitaria, di cui continuano ad avere bisogno persone in fuga da situazioni disperate e in pericolo di vita".
Bilancio Inps in attivo grazie a loro Gli immigrati, inoltre, versano alle casse pubbliche più di quanto prendono come prestazioni e servizi sociali: 7 miliardi di contributi previdenziali l’anno che hanno garantito il risanamento del bilancio Inps. A livello occupazionale incidono per il 10% sui lavoratori dipendenti e si sono resi indispensabili in settori come assistenza alla famiglia, agricoltura, edilizia e vari altri comparti industriali. Sono sempre più attivi, però, anche nel lavoro autonomo e imprenditoriale, anche nella fase di crisi: circa 400mila stranieri sono titolari d’impresa, amministratori e soci di aziende. Ogni 30 imprenditori operanti in italia, uno è immigrato, con prevalenza di marocchini nel commercio e romeni nell’edilizia.
"Se l’immigrazione è funzionale allo sviluppo del paese - dice la Caritas - l’agenda politica è chiamata a riflettere sugli aspetti normativi più funzionali (quelli sulla cittadinanza) e sulle esigenze di partecipazione di questi nuovi cittadini. è la strada più fruttuosa sotto i punti di vista economico e occupazionale non meno che culturale e religioso"
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