CariVerona, cda straordinario per l’inchiesta sul gruppo Biasi

Unicredit resta sotto i riflettori per questioni che non riguardano la gestione ordinaria, ma i suoi soci, il suo ceo Alessandro Profumo e i tagli al personale.
Sul primo punto - i grandi azionisti della banca - dopo il caso dei libici, arrivati al 7% senza che nessuno ne sapesse nulla, ora tocca a CariVerona, con il presidente Paolo Biasi indagato dal 2009 dalla magistratura per gli affari delle sue società con la stessa Unicredit. Il secondo aspetto critico riguarda la posizione di Profumo, i cui rapporti con i soci sono da tempo incrinati e ora anche quelli con il presidente Rampl. Infine ci sono i tagli, 4.700 (di cui 600 già previsti dopo l’integrazione con Capitalia) pari all’8% del personale nella Penisola: è l’ultima strada da battere per recuperare redditività.
L’inchiesta per bancarotta preferenziale nel crac della Bluterma (fallita nel maggio del 2008 e che faceva parte del gruppo Biasi) ha ieri costretto il presidente di Cariverona (primo azionista italiano di Unicredit con una quota del 4,98%) a convocare d’urgenza un consiglio di amministrazione straordinario della fondazione. All’ordine del giorno nella riunione, prevista per oggi in tarda mattinata, un’informativa del presidente sulla vicenda. Sull’argomento è intervenuto anche il sindaco di Verona, Flavio Tosi, «colpito dalla tempistica» dell’uscita delle notizie sull’indagine avvenuta «pochi giorni prima della data del rinnovo dei vertici» della Fondazione, in calendario venerdì prossimo.
Nel frattempo a piazza Cordusio due ore e mezza di colloqui e un documento di 82 pagine, consegnato alle organizzazioni sindacali, hanno aperto il confronto tra Unicredit e sindacati sugli esuberi previsti dal riassetto per la Banca Unica. La trattativa vera e propria comincerà da lunedì e dovrà concludersi nel giro di 50 giorni, ossia per fine ottobre, per consentire il varo il primo di novembre, come previsto, del cosiddetto «Bancone». Il dialogo tra la banca e i rappresentanti dei lavoratori verterà sui 4.100 nuovi esuberi previsti dal piano di riorganizzazione.

Il responsabile nazionale della Fabi per Unicredit, Mauro Morelli, chiede che gli esuberi siano «realizzati solo ed esclusivamente su base volontaria attraverso una serie di strumenti per incentivare i dipendenti considerato il difficile momento di crisi».

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