Milano - «Accoglienza! Vivacità! Divertimento!». Dunque rumba e applausi a man salva, intima gentile Fabio Fazio al pubblico in sala, spiegando con pazienza le regole del galateo televisivo. Ci sono solo due reprobi che non hanno capito al volo come si fa. Uno è il sottoscritto, impicciato con penna e quadernetto, immediatamente beccato da Fazio a telecamere ancora spente e sputtanato simpaticamente in pubblico; l’altro è Paolo Ruffini, direttore di Rai Tre, che non ha neanche la scusa del quadernetto e non ha niente di meglio da fare la domenica pomeriggio. Alla seconda prova siamo tutti perfetti.
Fazio va capito. È un pomeriggio speciale, un po’ elettrico, a suo modo difficile. Arriva Carla Bruni: la modella, la cantante, la première dame di Francia. E allora evviva, per la miseria, che tra lei e un capo di Stato non c’è poi differenza. Fra un po’ Carlà dirà che «prima di incontrare mio marito ero più di sinistra» e che lei, con la mancata estradizione del brigatista Cesare Battisti dal Brasile non c’entra. Ma finché non lo dice la suspense è atroce. In sala, per rimarcare la solennità dell’evento, c'è perfino il console francese, Jean Michel Despax. L’alea dell’incidente diplomatico aleggia sulle nostre teste. Il dècor dello studio è tutto Paris la nuit, con la tour Eiffel che campeggia spavalda, mani sui fianchi...
Arriva Carla Bruni, ragazzi. «La più bella donna del mondo», garantisce Fazio. Ma prima di sentirla elencare le cose deliziosamente banali che verrà a dire, dicendole però con grazia ed eleganza, e con quel tono naturalmente educato che hanno solo le persone bennate, bisogna beccarsi due delle sue canzoni alla Françoise Hardy. I titoli, non sapremmo. Mentalmente le abbiamo rubricate così: menata numero uno e menata numero due.
Insomma: siamo andati fino in corso Sempione, alla Rai, per sorbettarci la registrazione di Che tempo che fa con l’unico scopo di vedere se aveva ragione Alba Parietti quando disse (gli storici del gossip vedano l’edizione di ieri) che col cavolo che la Bruni sarebbe venuta in tv a scusarsi di aver detto che certe volte (ascoltando per esempio Berlusconi definire Obama «abbronzato») era contenta di essere diventata francese. Bene: ha vinto la Parietti 1 a zero. E quando abbiamo chiesto a Fazio (madame, imprendibile, si era già involata con la sua scorta, via verso l’aereo privato) come mai non avesse toccato l’argomento, lui ha fatto un’aria come per dire: non gliel’ho chiesto? Poi ha sgranato gli occhietti, ha tirato indietro il poco mento che ha e ha detto: «Sì, già, gliel’ho chiesto dietro le quinte, e lei ha smentito. Proprio così, smentito». Anche perché madame ha tenuto a precisare che le sarebbe dispiaciuto rinunciare alla cittadinanza italiana e che da sei mesi ha la doppia nazionalità. Ah, la ragion di Stato...
Insomma, dice la Bruni che prima di sposarsi era di sinistra, «anche se non sono mai stata una militante». Però Sarkò «non mi ha mai chiesto di cambiare. E poi lui non mi considera di sinistra. Pensa piuttosto che io sia più attenta alla parte umana mentre lui deve essere più rivolto al lato tecnico delle cose». Del resto, di politica marito e moglie parlano poco. «Non mi intrometto - sussurra lei -. La sera, a cena, gli dico quello che penso come persona e questo gli è utile perché, con tutti gli impegni che ha, non ha molte occasioni di aver contatti con le persone».
Già che ci siamo: che sarà mai questa sinistra?, domanda flautato Fazio. E lei, seria, come per far dispetto alla Parietti, che l’aveva dipinta come una gallina decerebrata: «Essere di sinistra significa sentirsi toccata dai problemi che magari uno non ha; significa tener conto delle grandi ingiustizie».
Poi, in ordine sparso: «L’elezione di Barack Obama è stata un evento storico, fantastico. Un po’ come in Francia, dove hanno eletto uno di origini ungheresi che, poverino, ha sposato un’italiana». Il Dalai Lama? «Incontro eccezionale». Più di quello con la regina Elisabetta, si direbbe. «Ero molto impaurita. Temevo di non essere a posto, ma sapevo che ci volevano cappello e guanti. Il cappello l’ho cercato a lungo con John Galliano, lo stilista di Dior: un cappello discreto, classico, alla Jacqueline Kennedy».
Tocca a Cesare Battisti. «Sono molto sorpresa che i media italiani possano pensare che io abbia avuto un ruolo in questa vicenda. Non lo avrei mai fatto. Sarebbe déplacé. Sono contenta di dirlo in pubblico, anche alle vittime del terrorismo degli anni di piombo. Insomma, una calunnia».
Sulle sue pressioni a favore della brigatista Marina Petrella, detenuta in Francia, silenzio assoluto. Ma se uno ha la fortuna di avere madame Carlà in trasmissione, mica si mette anche a farle delle domande imbarazzanti, andiamo. Ci vuole accoglienza, vivacità, divertimento...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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