Carlo Alberto Rossi compose canzoni per Mina Milva e Luttazzi

Milano Carlo Alberto Rossi, uno dei musicisti e autori più importanti per la musica leggera italiana del Dopoguerra è morto l’altro ieri a Milano. Aveva 89 anni. Nel 2002 Sanremo gli dette il premio alla carriera: riparazione un pò tardiva per un musicista con al suo attivo 18 festival, ma entrato una volta sola in finale, senza tuttavia mai vincere. A lui si devono alcune delle più belle canzoni italiane (sono circa 500 quelle coperte dalla Siae di cui fu nel Cda): basti citare E se domani o Le mille bolle blu, peraltro entrambe scartate a Sanremo. Senza dimenticare i classici con Gorni Kramer, Natalino Otto, Rabagliati, Milva, Joe Sentieri, Bing Crosby, Tom Jones, Ray Charles, Nat King Cole tanti altri. Ma anche la creazione, insieme al fratello Alfredo Rossi e a Ladislao Sugar, di un etichetta storica come la Ariston.
Nato a Rimini il 30 agosto del 1921, Carlo Alberto Rossi era cresciuto con Federico Fellini e Sergio Zavoli, di cui è rimasto amico per una vita. Già prima della guerra (fu militare nella divisione Acqui, massacrata a Cefalonia dai tedeschi e a cui dedicò una commedia musicale) si era fatto un nome come compositore, ma il successo vero, e i soldi, arrivarono nel 1947 con Amore baciami cantata da Lidia Martorana, nei primi sei mesi dell’anno gli fruttò 1 milione 400 mila lire in diritti d’autore. Rossi diventa così un autore richiestissimo: tutti lo vogliono. Da Nino Taranto a Ernesto Bonino, veri big dell’epoca. Due anni dopo, nel 1949, fonda l’Ariston che diventa un marchio d’elite che ha nella sua scuderia i più prestigiosi musicisti italiani, compresi Trovajoli e Lelio Luttazzi. Nel 1997 i suoi sessant’anni di attività sono stati festeggiati con una grande festa a Genova alla quale hanno partecipato i «suoi» artisti, oltre a Sergio Zavoli. Il presidente della Siae, Giorgio Assumma, che ieri ha dato l’annuncio della morte, ha commentato: «Non scompare solo uno dei più grandi autori di musica italiani del dopoguerra, ma anche un caro amico.

Quando era a Roma non mancava mai di venire a cena a casa mia. Gli facevo trovare una piccola orchestra di sei elementi, tutti dilettanti. Rifacevamo tutto il suo repertorio compresa E se domani, una delle più belle canzoni italiane».

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