Il Carlo Felice dovrebbe andare a lezione al Ducale

(...) le mie. E, sinceramente, spero che il centrodestra non si imbarchi in battaglie di retroguardia pensando magari di avere qualche voto dei rivoltosi. I voti non arriverebbero e la battaglia resterebbe di retroguardia.
Credo che l’operato di Giulio Tremonti, di Renato Brunetta, di Maurizio Sacconi, di Claudio Scajola, vada proprio in questa direzione: è finita l’epoca delle vacche grasse. E soprattutto non va premiato chi si è dato da fare principalmente per mungerle il più possibile. Mi pare che il punto da cui partire sia assolutamente questo e spero che ce l’abbiano tutti ben chiaro. Sarebbe un ottimo segnale per molti, fra l’altro.
Soprattutto, penso che a tanti di quelli che oggi si stracciano le vesti per il futuro del Carlo Felice, difendendo giustamente il proprio posto di lavoro (ci mancherebbe altro!) - magari dopo aver ballato sul ponte del Titanic spendendo le loro energie nella difesa del maestro Oren come ultimo baluardo della purezza della musica, nell’indignazione per la sola idea che Albano Carrisi avesse una parte di pochi minuti per una cavatina in un’opera e simili amenità - basterebbe attraversare la strada.
Dall’altro lato del Carlo Felice c’è Palazzo Ducale. Che la gestione di Luca Borzani, nonostante la sua indubbia formazione di sinistra, ha aperto anche ad altre culture, oltre che alle tematiche proposte dal Giornale, come dimostrano la prossima proiezione pubblica di Katyn o la serata sul genocidio degli armeni.
In particolare, il Ducale con la mostra su Fabrizio De Andrè (e, in parte, anche con quella su Lucio Fontana, seppure molto più alta e meno immediata), ha dimostrato di come sia possibile coniugare arte, cultura, turismo e anche mercato.
Sì, mercato. Ma chi l’ha detto che la cultura deve essere per forza in perdita? Ma chi l’ha detto che il Fondo unico per lo spettacolo erogato a pioggia e a fondo perduto sia una garanzia? Ma chi l’ha detto che la provocazione di Alessandro Baricco su «un teatro che sappia stare sul mercato» (detto all’osso-osso-osso) è solo una provocazione?
Credo che il meglio del «progetto Faber» e del «progetto Fontana» vada oltre le mostre.

E cioè è tutto quello che ci sta attorno, dai laboratori per ragazzi alla serata con Barbarossa e Marcorè dell’altra sera, dalle visite guidate nella città vecchia al tango in rosso, sfumatura Fontana.
Insomma, credo che la cosa migliore sia leggere, studiare, avere idee. Pensare, in una parola.

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