Carlo Felice, manca coraggio contro i colpevoli

Carlo Felice, manca coraggio contro i colpevoli

di Luigi Parodi

Caro dottor Lussana, le sue parole sul degrado del «Carlo Felice» sull’edizione di giovedì 11, che purtroppo rispecchiano la situazione esattamente qual è, mi hanno fatto molto riflettere; sono un vecchio genovese disgustato da quello che decenni di amministrazioni di sinistra hanno fatto alla mia città, che non amo di meno solo perché mi sono trasferito in Valle d’Aosta, dove la vita è meno convulsa e le amministrazioni di diverso colore si confrontano fra loro per conseguire il bene comune dei loro amministrati; a Genova, purtroppo, la maggioranza opera in pratica solo per far prevalere le proprie idee, senza considerare se sono giuste o sbagliate, l’importante è non ammettere mai di avere torto.
La città è in condizioni pietose.
Le strade sono tutte un dissesto, un buco, un avvallamento dove si formano delle vere e proprie piscine; i marciapiedi non sono da meno, è raro non vedere qualcuno che smoccola dopo aver preso un bella storta sulle «basole» dissestate, in ciò aiutate anche dalle loro dimensioni: quando i marciapiedi avevano da lastre di granito di 8 o 10 centimetri di spessore e di 70/80 di lunghezza e poco meno di larghezza non si scombinavano mai, adesso al posto di quelle hanno messo delle carte da gioco! Marciapiedi e strade sono ridotte a latrine per cani, mai che si veda un addetto contravvenire chi non raccoglie le deiezioni solide di questi animali (ne ho tre, quindi non si dica che sono anti-animalista!).
Il verde pubblico fa schifo, siamo all’assurdo che per avere un’aiuola ben curata, senza cartacce siringhe preservativi usati e quant’altro, debbono essere i privati ad adottarla e curarne la manutenzione: capisce, dottor Lussana, debbono essere i privati a spendere soldi propri per curare qualcosa di pubblico per la cui manutenzione pagano già alla pubblica amministrazione imposte e tasse varie! I parchi cittadini sono delle giungle metropolitane, dove una mamma non può perdere di vista il proprio bambino senza precipitare nell’allarme più profondo a causa degli sporcaccioni che si aggirano fra il - diciamo così! - verde: ed anche qui la vigilanza latita totalmente.
La città puzza; ci sono delle strade i cui effluvi fanno dubitare che siano percorse senza soluzione di continuità da camion pieni di spazzatura, invece è proprio la sporcizia che è ovunque a creare questo tanfo.
Il Teatro Carlo Felice, da lei così opportunamente raccontato, potrebbe essere il vanto di Genova; la pessima gestione di cui è stato vittima ne ha fatto un qualcosa che si preferisce dimenticare; è mancato il polso di chi se ne sarebbe dovuto occupare - sindaci in prima linea, a conti fatti uno vale (vale!!!) l’altro - quel polso che avrebbe dovuto estromettere dal Teatro coloro i quali hanno contribuito in modo determinante ad affossarlo con comportamenti irresponsabili, incivili, menefreghisti dei diritti e degli interessi dei Cittadini e della Città, ciecamente protési a conseguire solo lo scopo finale di far prevalere la propria volontà, il più delle volte senza neanche sapere il perché di determinate prese di posizione imposte da sindacalisti irresponsabili; l’esempio da lei portato circa la sostituzione di Di Benedetto è la prova provata che determinati atteggiamenti sono stati tenuti solo per ignoranza superficialità e malanimo, un po’ facendo come quegli arabi che si danno una martellata in quel posto per far dispetto alla moglie.
Il traffico è indecente, bastano due minuti di pioggia per mandarlo completamente in tilt; le modifiche alla viabilità apportate dai precedenti assessori al traffico hanno creato una serie di problemi che non si possono risolvere se non ripartendo da zero: ma a Tursi nessuno ha il coraggio di affrontare il problema, perché facendolo se ne aprirebbe un altro ben più grave: come è possibile disconoscere l’operato di un compagno?!? I semafori funzionano ognuno per conto proprio, non ce ne sono tre su una serie di 5 o 6 che funzionino con tempistica sincrona, per cui è un continuo parti e fermati; e l’inquinamento sale.
Il centro storico di Genova, potenzialmente il più bello d’Europa, è ridotto in condizioni che definire repellenti è forse apprezzativo; la sporcizia la fa da padrona, a pari merito con i ratti che ormai non hanno neanche più paura dell’uomo, arrivando ad avvicinarsi quasi a chiedere un boccone; i sacchetti della spazzatura, quando vengono usati, sono abbandonati dappertutto, e ciò nonostante i camioncini dell’Amiu passino ogni tanto a raccoglierli. Nel centro storico la sicurezza nelle ore diurne è un optional, mentre non è del tutto prevista durante le ore serali e notturne; e nonostante la situazione di degrado e pericolosità sia nota a tutti, non si vede mai, dico mai, una pattuglia di polizia municipale che si addentri nel centro storico dopo le 20; o che si fermi alla Commenda di Pré ad impedire lo sconcio dei sudamericani che bevono birra in quantità industriale per riversarla poi in fiotti maleodoranti sui muri del pregevole edificio e nei suoi pressi: certo, è molto più redditizio (per le casse comunali) e comodo (per gli operatori) contravvenire un negoziante che ha posizionato - abusivamente, certo! - un trespolo di merce fuori dal proprio negozio, piuttosto che contestare ad un gruppo di ubriachi le lordure che fanno. La più bella passeggiata di Genova, corso Italia, è ormai un suck; decine e decine di extracomunitari stazionano in tutte le posizioni occupando buona parte dei marciapiedi ed offrendo merci di nessuna qualità, contraffatte; nessuno, mai, effettua controlli e reprime l’evidente illecito.
Le alture cittadine, Righi e Monte Fasce in testa, sono ormai depositi di rottami d’auto e moto rubati ed abbandonati; andandovi a passeggiare con i propri figli o nipoti si corrono quasi gli stessi rischi che addentrandosi nel centro storico di giorno, non è difficile incontrare il malintenzionato piuttosto che l’esibizionista o il guardone che certo non giovano a rasserenare lo spirito; ed anche qui, polizia municipale assente.
La polizia municipale - un tempo conosciuta come vigili urbani - era una delle più apprezzate d’Italia, con agenti preparati, disponibili, che prevenivano piuttosto che reprimere, veramente al servizio del Cittadino; quella di adesso è sotto gli occhi di tutti, è inutile commentarla; l’altro pomeriggio, mi pare fosse martedì, in via Roma due vigilesse, con i copricapo sotto il braccio e fumando come fossero ad un ricevimento, guardavano le vetrine una via l’altra: che numerosi camioncini, parcheggiati lungo la via, la riducessero ad una corsia sola con ingorgo di traffico non le toccava più di tanto; ed i vigili urbani - pardon, i poliziotti municipali! - dovrebbero essere il biglietto da visita della Città!
Se mi mettessi a parlare di Tursi e dei suoi occupanti non mi basterebbe una risma di carta e mi ci vorrebbe la penna del Salgari: le cose che non vanno nella pubblica amministrazione (amministrazione!!!) di Genova sono rilevabili facilmente come identificare un corvo sulla neve, e criticare la giunta comunale è facile - ma impietoso - come sparare a dei pesci in un barile; non so se ci sia un solo tecnico ai posti chiavi della giunta, a cominciare dalla sindaca (ex-sessantottina e professoressa, assai portata a partecipare alle più svariate kermesse, pronta a contestare anche i Giudici del tribunale di Genova per una sentenza non gradita, dando così prova del proprio senso delle istituzioni; ma forse non portata più di tanto a fare cose concrete - concrete, non inutili come promuovere feste balli e via discorrendo - per il bene della Città), e via via passando ai vari assessori, senza soffermarsi su nessuno in particolare ma esaminando quello che - non - fanno per migliorare le condizioni della Città.


Ci sarebbe da parlare del porto, delle attività commerciali che sempre più si riducono, di tutto quanto, insomma, riguarda questa Città che, con un minimo di saggia amministrazione avulsa dalla politica potrebbe sperare in un’alba radiosa che la facesse tornare ai passati splendori ed onori; ma che, purtroppo, stando le cose come stanno, può solo restare avviluppata in una notte buia, piovosa, fredda ed ostile. Mi scusi lo sfogo, dottor Lussana, purtroppo alla mia età quando ci si rattrista si sente il bisogno di scaricare i propri sentimenti sulle spalle di un amico: e questa volta ne ha fatto le spese lei!

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