Carlo Felice Quanta grazia nel balletto della «Sylphide»

Una bella sorpresa per gli amanti del balletto quella offerta dal Ballet de l'Opera national du Rhin che con la sua Sylphide va a chiudere il difficile anno del Carlo Felice. Una bella sorpresa per diversi motivi primo tra i quali l'ottima qualità della compagnia guidata da Bertrand d'At che vanta una carriera di danzatore sotto la stella di Maurice Bejart e che adesso dirige 33 danzatori capaci di eseguire balletti dalla tecnica puramente classica per poi passare a divertissement assolutamente contemporanei, come richiede oggi la preparazione della scuola francese.
Una compagnia che in questa Sylphide, che riprende fedelmente la coreografia di August Bournonville, traduce perfettamente l'atmosfera ottocentesca in cui è ambientato il balletto riportando anche nei movimenti dei danzatori quello stile che senz'altro oggi va scomparendo per dar spazio a tecniche più atletiche ed evolute. Incantevolele Sybil Obrè nel ruolo della Sylphide sfuggente e ritrosa, bravissima tecnicamente nel danzare sempre sulle punte, nel conferire sospensione e leggerezza al personaggio con passi impalpabili e attenta stilisticamente al carattere volubile della creatura del bosco, e a molti piccoli, determinanti particolari tra cui il tipico dito tenuto vezzosamente sotto il mento. Perfetto anche Zhi Jie Zhou nel ruolo del fedifrago e affranto James, un ruolo maschile insolitamente importante nella riuscita definizione di un personaggio volto alla ricerca dell'infinito, punito e consumato dal suo stesso streben romantico.
Altro motivo della riuscita dello spettacolo è senz'altro da attribuire a scene e costumi. È facile e piacevole perdersi nell'atmosfere scozzesi sospese fra storia e magia, grazie alle belle scenografie e agli accurati costumi di Sorella Englund che ha riproposto i classici tartan scozzesi e gli evanescenti e leggerissimi tutù bianchi delle silfidi, creati nel '832 da Eugenio Lami che ha inaugurato così la consuetudine di inserire l'atto bianco del sogno all'interno dei balletti. Per apprezzare questo balletto, lo spettatore deve lasciarsi cogliere dalle finezze abbondantemente disseminate nel corso dell'azione danzata. Non ci sono virtuosismi strepitosi o esibizionismi trascendentali, ma una punteggiatura costante di «bella danza» e di «nobili modi».

Una vera delizia questo spettacolo che resterà in scena fino a giovedì 23. Peccato che la sera della prima la platea del teatro non fosse piena come per lo spettacolo di Traviata, ma vogliamo attribuire questa lacuna al tempo poco clemente di questi giorni.

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