Cronaca locale

«Caro Berlusconi, aiutaci tu Siamo invasi dai musulmani»

«Caro Berlusconi, aiutaci tu Siamo invasi dai musulmani»

Una lettera «da milanese a milanese». Mittente è il comitato Jenner-Farini. Destinatario, in piazza Colonna 370, è il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Oggetto: «Milano, viale Jenner. Questione ancora aperta».
Il senso della missiva? «É un appello. Chiediamo un intervento del presidente Berlusconi. A Milano serve una sede definitiva per i musulmani. Non si può andare avanti con scantinati e garage. Abbiamo pensato di rivolgerci a lui dopo gli interventi del presidente sulla Milano sporca», spiega Luca Tafuni, che da anni si batte per portare all’attenzione dell’opinione pubblica il problema della preghiera in viale Jenner. Prima per il rito del venerdì, con centinaia o migliaia di persone inginocchiate sui marciapiedi - un caso adesso risolto con lo spostamento al Palasharp di Lampugnano. Ora resta il disagio (minore) di tutti gli altri giorni, con le cinque chiamate del muezzin dal tramonto all’alba, e la cucina che sforna centinaia di pasti in quello che è anche un «centro sociale». Poi il mese di Ramadan, che inizia a fine agosto. Sei preghiere (una sola, quella notturna, al Ciak) e poi il via vai continuo per preparare il pasto che interrompe il digiuno.
I residenti dunque non si arrendono. Prendono carta e penna e scrivono: «Caro presidente, sicuro di sapere che Lei ama Milano come l’amiamo noi, profondamente, speriamo in un Suo decisivo contributo per risolvere una questione che occupa le pagine dei giornali da ormai troppo tempo. Pagine che potrebbero servire per parlare della Nostra Bella Milano». «Il nostro quartiere - spiega Tafuni al premier - è ormai famoso da circa 20 anni per la presenza del Istituto culturale islamico di viale Jenner». «Lo scorso anno siamo stati ricevuti dal ministro Maroni», che «aveva dato indicazioni al prefetto Gian Valerio Lombardi per risolvere in tempi brevissimi lo spostamento della preghiera del venerdì». Ma «questo era il punto di partenza». «Il traguardo infatti - lo ricordano i residenti - sarebbe stato (per il Comune) trovare una sede definitiva per ridare dignità alla città e alla stessa comunità islamica. È passato un anno senza nulla di fatto».
Il comitato informa il presidente del Consiglio che i responsabili dell’Istituto sarebbero disponibili ad acquistare un piccolo terreno realizzando una tensostruttura a norma e con caratteristiche architettoniche ad impatto zero (niente minareto o simili) per trasferire completamente il Centro. E che «si impegnerebbero ad invitare tutti i fedeli che attualmente pregano in giro per la città in magazzini o ex-garage adibiti a luoghi di culto». Insomma, la richiesta - come spiega Tafuni - è «una soluzione per la città, non solo per il nostro quartiere. Perché noi non vogliamo chiedere di spostare il problema un po’ più in là, come altri hanno fatto.

Sarebbe troppo facile, e non sarebbe giusto».

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