Peppino Caldarola
Non avrei fatto a Piero Ichino la proposta di diventare ministro del nuovo governo Berlusconi. Le intenzioni sono buone, Ichino è persona competente e coraggiosa, ma così non va. Qual era il senso della proposta-Ichino? Prendere un uomo di sinistra, esperto, farlo lavorare con un governo di centro-destra e avviare con questa scelta bipartisan lo svelenimento della politica italiana. Insisto. Intenzioni encomiabili, ma così non va. Non solo perché la Francia non è l'Italia (ma che vorrà mai dire?), ma soprattutto perché la scelta, se fosse stata condivisa, avrebbe raggiunto l'obiettivo opposto.
La contrapposizione di questi anni è stata dura, inutile e dannosa. Molti ci hanno campato su. L'antiberlusconismo è diventato un pensiero, in verità molto debole, un'azienda editoriale, un format televisivo. Serve uno shock per debellare questa malattia infantile ma non lo si può procurare con un cambio di campo di un autorevole esponente della sinistra.
Provo a dire perché. In primo luogo perché lo si condanna all'ostracismo a vita. Nel caso di Ichino, non amato dalla sinistra dura e pura e dai sindacati, gli si chiudono tutte le porte a sinistra. Inoltre la sua competenza può essere utilizzata nel dialogo parlamentare. In secondo luogo perché, se proprio vi dovete prendere uno di noi, è meglio che scegliete uno simbolicamente avverso. Non dico Furio Colombo (lo volete? Si può trattare), ma uno un po’ più ostico per voi e più simbolicamente immaginifico per noi.
Per esempio, potreste prendervi Anna Finocchiaro, magistrato, donna di cultura, esempio della politica femminile della sinistra decisa dai maschi. Con questa candidatura avremmo il segno del cambio di passo ma non del cambio di campo perché Finocchiaro, come molti di noi, «hic manebimus optime». Questo ragionamento può sembrare scherzoso e irriverente. Pretende invece di essere serio.
Il nuovo governo - pochi o tanti ministri non so: l'importante che sia meno affollato di quello di Prodi - è atteso al varco di problemi giganteschi. Vedi il caso Alitalia di queste ore o, se vogliamo parlare di una cosa da costruire, la faccenda del Ponte sullo Stretto di Messina. Berlusconi ha i numeri per fare da solo. Tuttavia ha - non era mai successo ad alcuno - una parte importante della sinistra che è diventata extra-parlamentare. Il nuovo premier deve governare facendo quello che ha promesso di fare e deve dialogare con chi è rappresentato tenendo conto dei tanti che non lo sono. Non deve farsi condizionare, per carità, ma deve sempre ricordare che lì fuori c’è gente che sarà via via un po' arrabbiata. Per far questo lavoro di ascolto sono più importanti i gesti e i fatti che potranno produrre dialogo piuttosto che la presenza di uomini o donne-simbolo.
Ecco perché propongo al Cavaliere un accomodamento.
Noi ci teniamo i nostri (quelli a lui più vicini e quelli o quelle a lui più lontani), e lui ogni tanto ci telefoni per farci sapere ciò che vuol fare. Come si dice, parliamone prima.Peppino Caldarola
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