Innanzitutto, ci giochiamo subito le premesse: a Garrone occorre dire eternamente grazie per quanto ha fatto per la Sampdoria (e non solo, si pensi al salvataggio del Carlo Felice o alla Fondazione Garrone) e per i risultati che ha ottenuto nei primi anni della sua gestione. Lui, Marotta, Asmini e Novellino sono gli ingredienti che hanno fatto una splendida Samp che, negli ultimi anni, ha dato grandissime soddisfazioni ai suoi tifosi.
Però, bisogna pur dire che con questa storia di tutto quello che ha fatto Garrone per il Doria non si può andare avanti in eterno. Che la storia di Sampdoria-Crotone 0-2 è ormai un triste tormentone - ripreso periodicamente dagli aedi della «società che ha sempre ragione» che stanno raggiungendo vette inaudite di lirismo per affermare il loro unico concetto - che però non può essere usata a vita per evitare di acquistare chiunque al calcio mercato. Che è giusto e sacrosanto evitare di fare i conti in tasca agli altri e che è altrettanto giusto e sacrosanto, se Garrone non ha voglia di mettere i suoi soldi nel mercato blucerchiato, che non lo faccia.
Fatti tutti questo distinguo, occorre però avere il coraggio di dire che il calcio è anche sogno. Che, con le classifiche della miglior media punti ottenuti per euro versato, ci si fanno le pagine delleconomia e non quelle sportive. Che i tifosi sampdoriani, che anche questanno hanno staccato 19mila abbonamenti, meritano di più. Che non è possibile partire con una rosa per la prima volta davvero competitiva anche in panchina per muoversi su tre fronti e poi perdere un pezzo alla volta come Dieci piccoli indiani, senza mai sostituire nessuno. Abate a farsi le ossa, Delvecchio che non si trovava bene a Genova, Edusei a Torino, Mingozzi infortunato, Zamboni mai integrato, Zauli fuori rosa, Borriello troppo bello e quindi al Treviso e poi Falcone, Palombo, Bazzani prima e Bonazzoli poi lungodegenti... E il fatto che siamo qui a rimpiangere Edusei non testimonia bene.
Ecco, forse è il caso di dire che - dato a Garrone tutto ciò che è di Garrone - è il caso che si inizi a spendere qualche soldino. La politica dei parametri zero, dei prestiti dal Milan con diritto di valorizzazione, degli scambi alla pari, non sempre può fruttare.
E allora, presidente, per la stima che abbiamo di lei, ci lasci dire: «Caro Duccio, caccia la lira».
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