Rodolfo Parietti
da Milano
Meno crescita, più inflazione. Quasi uno slogan, ben poco promettente sotto il profilo economico. Destinato a complicare la vita della Bce anche sul fronte dei tassi, rimasti ancorati al 2% per il 27° mese consecutivo dopo la riunione di ieri dellEurotower, al pari delle continue bizze rialziste del petrolio. Che se non hanno sorpreso gli analisti, soprattutto coloro che avevano messo in conto la volata del barile fino a 70 dollari ancora prima dellarrivo di Katrina, sembrano invece aver colto in contropiede listituto di Francoforte.
«I prezzi petroliferi - ha infatti ammesso il presidente Jean-Claude Trichet - sono nuovamente saliti più delle attese». Una sottovalutazione che ha costretto la Bce a rivedere in senso peggiorativo le stime di giugno sullespansione di Eurolandia e sullandamento dei prezzi al consumo. Il ritmo di crescita del Pil 2005 è ora collocato tra l1 e l1,6% (1,1-1,7% in precedenza) e quello per il 2006 dovrebbe oscillare tra l1,3 e il 2,3% (1,5-2,5%). Queste cifre tengono conto di una quotazione media del greggio a 55,30 dollari questanno (contro i 50,6 previsti a giugno) e di 62,80 nel 2006 (50,7) e delle possibili ripercussioni sul livello di fiducia e sulla propensione allacquisto dei consumatori, peraltro già bassi, derivanti dai rincari dei prodotti petroliferi che hanno portato a una diminuzione del potere dacquisto. Il forte numero di disoccupati (8,6% contro il 5% degli Usa) espone daltra parte leuro zona al pericolo di una contrazione delle spese private. Trichet ha comunque spiegato che, sulla base degli ultimi dati a disposizione, nella seconda metà del 2005 il passo di crescita potrebbe migliorare, ma il rafforzamento delleuro, tornato ieri dopo tre mesi a 1,25 dollari causa lindebolimento delleconomia Usa, potrebbe essere fonte di problemi sul lato dellexport.
Contemporaneamente, sempre a causa del caro-greggio, Trichet si trova a fronteggiare spinte inflazionistiche inattese. Che non solo impediranno alla Bce di riportare il carovita sotto la soglia target del 2% questanno, ma forse anche lanno prossimo. Le nuove stime dellistituto indicano un aumento dei prezzi al consumo del 2,1-2,3% (1,8-2,1% loutlook precedente) nel 2005 e dell1,4-2,4% (0,9-2,1%) nel 2006. Considerato che il controllo dellinflazione resta la «stella polare» della Bce, questo peggioramento risulta quanto mai sgradito e costringerà Francoforte ad aumentare il grado di vigilanza per evitare una propagazione di queste tensioni su tutta la filiera dei prezzi.
Lo scenario che si è delineato sembra ormai precludere ogni possibilità di un taglio dei tassi, unipotesi che ancora circolava fino a non molto tempo fa a causa della bassa spinta economica di Eurolandia. La Bce «non sta preparando un rialzo dei tassi né, tantomeno, un taglio. Oggi non cè motivo per alzare i tassi», ha spiegato il presidente. Trichet ha difeso ancora una volta la conduzione della politica monetaria, ricordando che «il livello eccezionalmente basso dei tassi fornisce un considerevole sostegno alla crescita».
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