Caro Preziosi, su Ballardini si può costruire il futuro

(...) alla guida del Genoa come di qualcosa di esaltante, ma destinata ad esaurirsi. Come le cose bellissime e intense, ma brevi. Ballardini non mi ha detto niente di più, magari (lo spero con tutto il cuore) la mia è una sensazione sbagliata e lui resterà qui per anni, oppure - visto che gioca bene e ottiene risultati - Milan, Inter, Roma o Juventus l’hanno contattato per l’anno prossimo.
Ma, se ancora c’è una possibilità, la prego, presidente Preziosi, ragioni sul fatto che il tesoro lei ce l’ha già in casa. Contro il Palermo, «Balla» ha messo in mostra una volta di più un ottimo calcio, una squadra ben messa in campo, capace di esaltare il pubblico, e un gruppo solido, azzeccando anche i cambi, a partire da quello di Rafinha mentre tutti invocavano Boselli. E, soprattutto, rivitalizzando giocatori dati per persi, a partire da Veloso, mai positivo come domenica.
Non voglio nemmeno vincere facile, ricordando gli 1,1 punti a partita di Gasperini contro gli 1,42105 (e il numero continua con qualche altro centinaio di decimali) di Ballardini. Anche se i numeri spesso dicono più delle parole. Eppure, quella dei numeri è solo una conferma, ma la grandezza di Davide come tecnico, oltre che dalle sue squadre che hanno sempre giocato a calcio - una Sambenedettese esaltante, un Cagliari divertente, un Palermo che giocava davvero bene, una Lazio di riserve che ha strappato l’unico trofeo a Mourinho, fino al Genoa di oggi - viene dalla sua caratura umana.
L’avevo scritto al buio, semplicemente ascoltando e leggendo ciò che dice. Ma, dopo averci avuto a che fare personalmente, confermo e raddoppio il giudizio: Ballardini è un grande tecnico, ma soprattutto una grande persona. Uno che ha i ritmi - mentali, dialettici, umani, sinceri - della Romagna e della campagna. Uno che ascolta prima di parlare. Uno che non rinnega le sue radici, ma le rivendica in continuazione: «Lavoro senza fretta perchè vengo dalla campagna dove impari che la frutta non matura in un giorno». Uno vero.
Uno così, uno bravo, uno che fa giocare bene, una persona speciale, non si può lasciarlo andare via, senza provare a tenerlo. Lei, presidente Preziosi, ha in mano un tesoro e, forse, dovrebbe lucidarlo un po’ di più di quanto lasci intendere la frase standard: «Ci vedremo ad aprile». Il che, per uno che ha tenuto Gasperini anche gli ultimi due anni, sembra un filo ingeneroso.
Altrimenti, se davvero saremo costretti a salutare Ballardini, speriamo di incontrarlo di nuovo.

Magari a Pennabilli, davanti all’orto dei frutti dimenticati o al santuario dei pensieri, dove «è bello se puoi arrivare in un posto dove trovi te stesso». E pazienza se è Tonino Guerra e non Ivan Zazzaroni o Mario Sconcerti.

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