Caro Sess, è il pensiero che illustra l’uomo, non le ricchezze

Caro Sess, è il pensiero che illustra l’uomo, non le ricchezze

Egregio dottor Sessarego, ho letto con grande interesse Il venerdì di Sess di venerdì 13 gennaio 2006 e vorrei dirle che l’apologia di Garrone mi è sembrata esagerata se non addirittura una presa in giro in particolare quando chiosa...
Terzo. C’è una tale sperequazione, nel calcio odierno, che o il sistema riequilibra finalmente il tutto in favore di chi si propone di gestire oculatamente - come Garrone - o fatalmente...
Per restare agli esempi da lei citati è chiaro che oculato sia stato Della Valle che ha ottenuto, gratis, quanto ottenuto da Garrone dietro corrispettivo di quaranta milioni di euro! Sempre che tutto corrisponda al vero. Chi è oculato come minimo conosce le norme principali che regolano una certa attività: il «collerico» Garrone ha dimostrato di non volerle conoscere, tanto ha i denari, ma ora non può lamentarsi e minacciare ritorsioni. Riteneva forse che il suo apparire gettasse sconcerto e terrore tra i pedestri-oligopolisti e che la sua parola potesse prevaricare la legge?
È la riprova che i «parvenu» in ogni campo si considerino più bravi e più furbi di coloro che quel «mestiere» hanno da lungo tempo esercitato. Pensi un po’ quale sarebbe stata la reazione del nostro (o del volpone Della Valle) se si fosse trovato a capo dell’Internazionale o della Juventus o del Milan: apriti o cielo! Mi sembra di sentirne la stridula voce «chi non ha le risorse non si impegni in attività che non può sostenere!»
Sono uno dei miserabili che guadagna (guadagna non incassa!) i vili mille euro al mese e non pretende nulla da nessuno e tanto meno ha da obiettare come ciascuno spenda i propri denari ma non contrabbandi per «oculata» l’esperienza della Sampdoria: con i soldi anche gli stupidi (come me) sono capaci di sperpero-amministrare e, senza essere particolarmente «oculati»!
È chi non dà peso a quaranta milioni di euro (che Della Valle docet potevano essere risparmiati) per ottenere visiblità, che ingenera nei «beneficiati» aspettative se non sconfinate almeno in linea alle premesse di partenza e non è l’atavica povertà a bramare spese folli. Il disperato sa che con 40 milioni di euro si potrebbe elevare la sua entrata da mille a duemila euro mensili per 10 anni, modificando notevolmente il suo tenore di vita e di altri 332 miserabili: un piccolo paese. Al massimo sogna indebitamente!
È arcinoto che personaggi simili, che dispongono di somme enormi, non guardano alle poste «Dare» e «Avere» in termini strettamente economici, specialmente quando quel denaro è stato incassato con facilità. Sanno di «volere/dovere» spendere un sacco di soldi a fondo perduto: il prezzo dell’apparire. Pensi un po’ se la Erg adoperasse la sua «oculatezza» per acquistare i barili di petrolio! Sono malizioso se penso che il «giocattolo» divenuto troppo costoso abbia comportato una specie di curatela da parte di chi non opera con la stessa oculatezza?
Non ci sono più solo i presidenti «ricchi e scemi» di giornalistica definizione: lei ne ha definito un nuovo prototipo «ricco scemo ma oculato», complimenti!
Se la presa in giro non era nelle sue intenzioni si rilegga qualche libro di economia. Le si rischiareranno le idee.


Infine le chiedo: ma chi guadagna più di mille euro al mese può pretendere spese folli?
La storia insegna che è il pensiero che illustra l’uomo non le ricchezze.
Continuerò a leggerla con piacere ed interesse.
Distinti «oculati» saluti.

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