Una carriera stroncata da 4 pentiti

Bruno Contrada, nato a Napoli il 2 settembre 1931, entra in polizia nel 1958. Trasferito a Palermo durante la mattanza per la prima guerra di mafia, scala tutti i gradini della carriera: nel 1973 è capo della squadra mobile e nel 1976 passa a dirigere il centro interprovinciale della Criminalpol per la Sicilia occidentale. Nel gennaio del 1982 entra Sisde e viene nominato capo di gabinetto dell’Alto Commissario per la lotta contro la mafia. Nel 1986 viene chiamato a Roma presso il reparto operativo della direzione del Sisde. Ma il 24 dicembre del 1992 viene arrestato perché accusato di «concorso esterno in associazione mafiosa» sulla base delle dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia. I quattro «pentiti» sono: Gaspare Mutolo, Tommaso Buscetta, Giuseppe Marchese e Rosario Spatola.

Molte delle dichiarazioni di questi ultimi risultano non attendibili, tuttavia Contrada viene condannato. La Corte d’appello assolve l’ex uomo del Sisde ma la Cassazione annulla la sentenza. Tutto da rifare. Per Contrada, questa volta, arriva la condanna a dieci anni, poi confermata dalla Cassazione.

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