«Il Carroccio alleato importante ma sbaglia quando forza i toni»

RomaOnorevole Denis Verdini, che idea si è fatto delle ultime sortite del Senatùr?
«Tutti gli anni il mese di agosto si caratterizza per l’incontro di Ponte di Legno tra Bossi e il suo popolo, non vedo novità di rilievo».
Forse i toni un po’ accesi.
«Ma guardi che è un consuetudine che in occasioni di questo genere Bossi parli ai suoi elettori esprimendosi quasi in maniera fisica. Quando si comizia davanti alla propria gente si parla per slogan e con concetti che devono colpire l’immaginario. È il linguaggio più adatto».
Chiacchiere ferragostane, insomma?
«Non dico questo. Penso solo che sia il modo che Bossi ha di stimolare il suo elettorato. Poco fa ho sentito una sua lunga intervista a Sky Tg 24. E con ragionevolezza e moderazione ha affrontato tutti i temi di cui si è discusso in questi giorni, dalle gabbie salariali all’inno di Mameli. Diceva cose assolutamente sensate».
Anche sulla proposta di legge per introdurre il dialetto a scuola?
«Di proposte di legge se ne presentano tante... Evitiamo di cadere negli equivoci, perché è chiaro che se si intende davvero battere questa strada non ho nessuna esitazione a dire che non sono affatto d’accordo. Mentre se, come ha detto Bossi in tv, l’intenzione è focalizzare l’attenzione su un patrimonio importante come le tradizioni, allora credo non sbagli».
Però nel Pdl sono in molti ad aver manifestato una certa insofferenza verso la Lega...
«Se c’è dell’irritazione non tiene conto del volume delle cose fatte da un governo targato Pdl. Il leader di questa maggioranza si chiama Silvio Berlusconi e 18 ministri sono del Pdl. Poi, certo, che c’è anche l’azione della Lega che a volte pone i problemi in maniera cruda. Capisco che possa suscitare irritazione, ma non si va oltre questo».
Azione di governo a parte, però, anche i toni degli ultimi giorni non sono piaciuti...
«Prendere queste esternazioni come politica non aiuta né il governo né maggioranza. Certo, è vero che la Lega è sul mercato della politica da tempo e dovrebbe usare più prudenza perché così ravvivano i critici e l’opposizione. Quello di muoversi in questa maniera forse è un errore».
Lei è uno dei coordinatori del Pdl e in questi giorni si sta discutendo dell’opportunità di un’alleanza con l’Udc in vista delle regionali del prossimo anno. Non crede che certe alzate di scudi della Lega possano nascondere qualche tensione nella maggioranza?
«Le tante e tante volte che ho avuto occasione di parlare con Bossi, lo dico sinceramente, l’ho sempre trovato moderato, equilibrato e pieno di buon senso. Le regionali sono una questione politica che affronteremo, come sempre con la massima serenità, e risolveremo partendo da un punto: il patto tra Berlusconi e Bossi e l’incontro tra Pdl e Lega è fondato sulla forte volontà di cambiare il Pese e modernizzarlo. E le regionali saranno una tappa importantissima».
Saranno un banco di prova anche per il governo...
«Non è solo questo il punto. Avendo raggiunto un ottimo risultato alle amministrative - ora governiamo oltre la metà delle Province e quasi la metà dei Comuni capoluogo - dobbiamo completare il quadro con le regioni, in modo da poter arrivare alla presidenza della Conferenza Stato-Regioni, oggi guidata da Vasco Errani (nel tondo, ndr), che ha un ruolo chiave per l’azione del governo».
Prima, però, dovete risolvere la questione delle candidature e quella delle alleanze.
«È evidente che con la Lega che si è già espressa chiedendo Lombardia e Veneto e dicendo “no” all’Udc è necessario aprire un tavolo di ragionamento. Io mi auguro che le decisioni finali passino attraverso il buon senso sia del Pdl che del Carroccio, con l’obiettivo finale di riuscire ad avere la maggioranza nella Conferenza Stato-Regioni».
Lei è favorevole all’alleanza con l’Udc?
«L’obiettivo deve essere quello di un governo omogeneo. Noi con l’Udc abbiamo in comune 14 anni di battaglie insieme, la presenza nel Ppe, lo stesso elettorato, gli stessi valori e il fatto che in molte amministrazioni governiamo insieme.

Il loro apporto in Piemonte, Liguria, Lazio, Campania e Puglia - ma per altri versi anche in Emilia Romagna e Toscana - può essere importante per ottenere una vasta maggioranza anche nelle regioni e permettere al governo nazionale di ragionare in maniera diversa».

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