Il cartellino rosso dei danesi «Siamo scomodi sull’Islam»

da Strasburgo

Espulsi di fatto dal gruppo degli «euroscettici», sui leghisti si abbatte la critica delle sinistre italiane presenti all’Europarlamento. È un coro univoco che va da Rifondazione a Zingaretti (Ds), fino a Lapo Pistelli (Dl) il quale batte il tasto dell’«estremismo del Carroccio indigesto persino in Europa».
Solo che nessuno, ma proprio nessuno - a cominciare dagli autori dell’espulsione - fa chiarezza sul perché i quattro eurodeputati leghisti siano stati fatti fuori con strategia davvero poco chiara iniziata martedì sera. In un appuntamento interno al gruppo (33 europarlamentari) si è chiesto l’allontanamento dei leghisti. Ma solo in 20 si erano pronunciati a favore. Non si era raggiunto, insomma, il quorum dei due terzi necessari, ma a quel punto il presidente del gruppo, il danese Bonde, faceva presente che comunque, davanti ad una maggioranza cospicua i leghisti erano sospesi. E ieri mattina, in aula, annunciava la «riformazione» del suo gruppo senza gli uomini di Bossi ma anche senza più i 7 eurodeputati polacchi contrari all’espulsione.
E il punto invece è proprio questo. Perché gli eurodeputati leghisti sono stati fatti fuori da un gruppo che pure interviene ad ogni seduta con furore a tratti superiore a quello dei bossiani contro il «centralismo» di Bruxelles? Formalmente, a richiesta, Bonde e gli inglesi dell’Ukip - che costituiscono la maggior parte del gruppo - fanno cenno all’ormai ben nota vicenda di Calderoli con le vignette anti-Islam. Funzionari dell’emiciclo alsaziano sussurrano invece di disaccordi sul piano economico. Ma forse non ci siamo ancora. Perché, assieme ai leghisti, sono di fatto stati fatti fuori anche i sette eurodeputati polacchi i quali, davanti ad un successivo invito a rientrare, hanno risposto picche. E dunque va prendendo corpo l’idea che più che salvaguardare la Danimarca da altre accuse, Bonde ed un suo compatriota, pastore protestante, nonché gli inglesi quasi tutti anglicani, abbiano voluto scremare i cattolici dalla formazione. Forse perché sempre più, tanto i leghisti quanto i nazionalisti polacchi andavano rimpinzando i loro interventi e le loro dichiarazioni di richiami alla cattedra di S. Pietro.
Mario Borghezio, che assieme a Speroni guida la pattuglia europea, orfana da sempre di Umberto Bossi per le note vicende di salute, non esclude affatto che si sia di fronte ad una vicenda dal sapore confessionale. «Diciamo che eravamo diventati scomodi. Ci opponevamo, noi e i polacchi, non solo all’Islam ma anche a strane manovre che il gruppo aveva in animo di compiere. Quali? L’acquisto di un autobus, per esempio. Con il quale si doveva girare per l’Europa in modo da spiegare il “no” a questo tipo di istituzioni comunitarie...».
«E comunque - continua Borghezio - forse ci hanno fatto un regalo». Quale? Presto detto: secondo i rappresentanti del Carroccio non è impossibile che presto, assieme ai 7 polacchi, si possa formare un nuovo gruppo di euroscettici «meno ipocriti» di quelli che continuano a formare il gruppo I/D (Indipendenza e Democrazia) che restano in 22, 3 in più del necessario. Il regolamento prevede che occorra essere almeno in 19 eurodeputati provenienti da almeno 5 Paesi per poter formare un nuovo gruppo ed ottenere robusti finanziamenti. Borghezio e Speroni si dicono ottimisti dato che avrebbero ricevuto «per iscritto» la solidarietà di alcune delegazioni e di singoli europarlamentari.

Di qui la decisione di muovere alla caccia di non iscritti - tra gli altri i fiamminghi del Vlaams Belang, che sono considerati i leghisti di Bruxelles - coi quali costruire un gruppo di «euroscettici senza il freno a mano tirato».

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