Cronaca locale

Cartier-Bresson, scatti sulla storia

Una ventina di celebri foto sono esposte alla Galleria Photology

Barbara Silbe

La storia di una visione, la sua visione del mondo, quella dell’uomo soprannominato «L’occhio del Novecento». Una storia per immagini, divisa in tre momenti complementari, che ci parlano coralmente di Henri Cartier-Bresson attraverso i suoi scatti più famosi.
Una mostra, ospitata alla Galleria Photology dal titolo «HBC Classics», che espone una selezione di classici dell’autore francese. Si tratta di una ventina originali di varie dimensioni, dai 30x40cm ai 40x50cm, tutte stampe firmate a margine ad inchiostro dallo stesso Cartier-Bresson, tra cui: At the Curragh racecourse, near Dublin, 1955, Alicante, Spain 1932, Quai Saint Bernard, Parigi, 1932, Sur les bords de Marne, 1938, Sifnos, Grecia, 1953, Rue Mouffetard, 1954, Hyéres, Francia, 1932, Santa Clara, Université Anglaise, 1955 circa. Le opere, documenti storici di personaggi e avvenimenti del secolo scorso, icone entrate nella leggenda di questa giovane arte, sono in vendita a prezzi da capogiro, occasione rara per collezionisti e appassionati.
L’antologica è inoltre accompagnata dal libro «Henri Cartier-Bresson: biografia di uno sguardo», scritto da Pierre Aussoline, già pubblicato dagli storici editori internazionali Plon e Thames&Hudson, edito ora da Photology. Racconta quello che l’autore detestava venisse rivelato. «Per lungo tempo Cartier-Bresson non ha voluto nemmeno sentir parlare di biografia», così scrive Aussoline. «Solo sentir pronunciare la parola gli faceva orrore. Fra l’altro mi assicurava di non leggerne mai, come dimostra la sua biblioteca. Dedicargli un libro di questo tipo equivaleva a fargli il ritratto. O peggio ancora: ad accecarlo con un flash. Di fronte a un tale interrogatorio, avrebbe potuto esplodere, impugnare un coltello e minacciare quello che considerava un nemico. Non ha mai sopportato che gli si facesse ciò che lui fa agli altri». E prosegue: «Allo stesso modo in cui vedeva le retrospettive della sua opera fotografica come elogi funebri prematuri, l’idea di una biografia gli faceva pensare alla posa di una pietra tombale. Vivere il momento presente, solo questo vale. La vita è immediata e folgorante. Il presente appartiene già al passato. Questo è ciò che insegna la sua Leica». Eppure il volume, che del maestro tratteggia la vita privata, è una rivelazione immediata e veritiera, come solo una fotografia potrebbe essere. Scritto da uno degli uomini che più gli fu vicino, è frutto di confidenze durate anni, trascorsi discutendo argomenti quali la sua giovanile devozione per il surrealismo, la passione di una vita per il disegno, l’esperienza della guerra, i campi di prigionia, gli amici e le donne della sua vita, ma anche fatti di cronaca come il tragico destino dei repubblicani spagnoli, la Liberazione di Parigi o la spossatezza di Gandhi a poche ore del suo assassinio.
A completare l’omaggio a Cartier-Bresson, Photology propone infine un film, dal titolo «Biografie d’un regard», diretto da Heinz Buetler e proiettato per la prima volta in Italia su prenotazione in galleria per tutta la durata della retrospettiva.
«HBC Classics», alla galleria Photology, via Moscova 25, fino all’11 novembre. Orari: 11-19; chiuso domenica e lunedì. Informazioni allo 02.6595285; www.photology.

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