Caruso si sospende dal gruppo del Prc ma non molla il posto

Lascia il gruppo di Rifondazione: "Basta con il linciaggio, fascista chi vuol espellermi dal Parlamento". Treu: solo il primo passo. Il Prc orientatato a concedere il perdono. "Morti bianche colpa della Biagi", ma i dati smentiscono l'ala radicale

Caruso si sospende dal gruppo 
del Prc ma non molla il posto

da Roma

Mentre tutto il Parlamento chiedeva la sua testa, l’onorevole leader dei Disobbedienti Francesco Caruso ha deciso da solo: «Mi autosospendo dal gruppo di Rifondazione comunista-Sinistra europea - ha scritto in una nota - in attesa della riunione a settembre del gruppo parlamentare», l’annunciato «processo» in cui i vertici del partito discuteranno il futuro del deputato dopo la sua dichiarazione su «Biagi e Treu assassini».
Con l’autosospensione di Caruso (dal gruppo, non dalla Camera), rimane però in piedi il problema politico legato alla battaglia della sinistra radicale contro la precarietà: la manifestazione del 20 ottobre in opposizione alla legge Biagi si farà, hanno ribadito ieri dal Prc. Nonostante il caso Caruso. Perché il ragazzo ha esagerato, ha detto parole «indegne», con quel suo «assassini» rivolto a un ex ministro e a un giuslavorista ucciso dalle Brigate rosse, ha ricordato anche ieri il capogruppo di Rifondazione alla Camera Gennaro Migliore, ma «il 20 ottobre noi saremo in piazza».
Il parlamentare no global già ieri aveva chiesto «scusa». La parola «assassini», ha ammesso Caruso alla Repubblica, è «secca e devastante», ma è stato «null’altro che uno sfogo incontrollato». Al Giornale, aveva giustificato questo suo «sfogo» con il motivo che amici «di Napoli mi avevano appena parlato di Angelo, l’operaio di 35 anni morto a Mugnano». «Biagi e Treu non c’entrano», ha voluto ribadire anche ieri, ma senza perdere l’indole disobbediente: a Rifondazione, «sapevano che la mia sarebbe stata una presenza scomoda. Comunque per fare politica occorre ipocrisia. Una dote che non possiedo e che abbonda in parlamento».
Poi, in serata, la nota di autosospensione, una «scelta autonoma», per «porre fine al linciaggio politico», ha scritto Caruso, dando dei «fascisti» a chi chiede il suo allontanamento. Una decisione «non sufficiente» per molti dell’Unione. «È un primo atto minimo, ma poi bisogna vedere cosa deciderà il partito», ha chiarito il senatore ulivista Tiziano Treu, a dimostrazione di un forte malessere nella coalizione. Da Rifondazione è sembrato di vedere invece spiragli di perdono: «Un fatto positivo - ha commentato Migliore - un segno di rispetto prima di tutto nei confronti del gruppo, anche se non cancella la gravità» delle parole.
La polemica su Caruso non può mettere in dubbio la manifestazione d’autunno, è stato però ieri il messaggio del partito di Bertinotti. L’hanno ribadito in modo chiaro sia Migliore sia il suo omologo al Senato, Giovanni Russo Spena: «È insidioso - ha avvertito il capogruppo a Palazzo Madama - il tentativo di usare il grave errore di Caruso come alibi per chiedere la cancellazione della manifestazione, che ci sarà e non sarà contro il governo». Tra le «parole d’ordine», ha scandito Russo Spena, «figurerà la battaglia contro il precariato, contro la legge 30 e per una profonda riforma dei contratti a termine». In sostanza, lo smantellamento della legge Biagi.
E a dimostrazione dell’odio nei confronti della legge Biagi nell’ala più radicale dell’Unione, è arrivato ieri l’intervento, su Liberazione, di Ramon Mantovani, deputato del Prc: la parola «assassini» è «sbagliata» ma si tratta di «una provocazione, una tecnica comunicativa», ha giustificato. Rosy Bindi, invece, da Bologna ha ribadito il suo disprezzo per le parole «sconsiderate» di Caruso e la sua «solidarietà» alla famiglia Biagi.
Al di là della polemica sull’onorevole ex Prc, si sta aprendo però un difficile dibattito estivo sulle modifiche alla legge Biagi.

«Potranno essere migliorati alcuni aspetti, ma non l’impianto generale», ha avvertito Massimo Donadi dell’Italia dei Valori, che torna a criticare la prevista presenza di ministri il 20 ottobre: «Le modifiche alla legge si fanno frequentando l’aula, non certo le piazze».

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