Cronaca locale

Casa, arrivati 16mila «avvisi di stangata»

Le prime lettere sono state inviate. E hanno rovinato il Natale e il capodanno di 16mila milanesi residenti in centro. L’Agenzia del territorio, con un’amara notifica recapitata sotto le feste, annuncia l’adeguamento (al rialzo) dei valori catastali degli immobili. Che significa un aumento delle tasse sulla casa. «Il valore catastale è il doppio rispetto a prima - protesta la proprietaria di un appartamento in via Torino - Cosa vuol dire? Raddoppiano anche le tasse?». Lei e gli inquilini dello stabile dove vive, una palazzina di fine Ottocento ristrutturata a metà degli anni Ottanta, sono sul piede di guerra. La prossima riunione di condominio si preannuncia di fuoco. «È stata una sorpresa davvero amara - commenta la signora -. Per di più in un periodo di crisi come questo. Non ci voleva proprio. Già tutto costa di più, ora ci si mette anche il catasto». Nessuno nello stabile di via Torino ha ricevuto la visita dei tecnici. Non un’anima che abbia controllato sul campo l’effettiva variazione del numero dei vani, le ristrutturazioni messe a punto, l’aggiunta di ingressi: parametri per determinare la nuova classificazione dell’immobile. Gli aumenti insomma sono stati decisi a tavolino, sulla carta. Utilizzando come parametro la suddivisione in microzone stabilita - sempre sulla carta - dieci anni fa dalla giunta Albertini.
«Ci stiamo organizzando - spiegano i condomini - e con tutta probabilità presenteremo ricorso. Questa non è stata un’operazione trasparente, nessuno ci aveva avvisato prima». E per di più, fanno notare i proprietari del centro, «i valori degli immobili sono saliti alle stelle, ben oltre rispetto ai valori attuali di mercato: un’assurdità». Un’assurdità anche secondo Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia: «Con la crisi i valori degli stabili sono scesi di almeno il 30 per cento - spiega -. Invece per la riclassificazione il catasto si basa sui valori di qualche anno fa». Va bene che le case di lusso in pieno centro non possono essere considerate dal fisco al pari di quelle popolari, «ma non si parli di un’operazione di equità - insorge Colombo Clerici -. È tutt’altro. Si tratta di sperequazione bella e buona. Un federalismo alla Pulcinella. Teniamo conto che le revisioni catastali sono facoltative. Milano le fa, Roma no. Si crea una situazione di profonda iniquità».
Non è finita. Nell’arco dell’anno ai milanesi arriveranno in tutto 60mila notifiche. L’operazione parte dalle zone del Duomo, San Babila, Sant'Ambrogio, Cenacolo e Castello sforzesco. E proseguirà con Pagano e le altre zone in cui si registrano i maggiori divari tra i valori catastali medi e i valori di mercato degli immobili. Anche Confedilizia avrebbe gradito una verifica diretta da parte dell’Agenzia del territorio, stabile per stabile, prima di inviare la valanga di lettere ai cittadini: «Può anche essere - fa notare il presidente Corrado Sforza Fogliari - che nel 10 per cento dei casi ci sia una variazione della categoria dell’immobile.

Ma nel 90 per cento dei casi no».

Commenti